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Film che ispirano la Fede
di steno79 ultimo aggiornamento
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Film che ispirano la Fede

La Fede è, a parere del sottoscritto, qualcosa di strettamente personale: di solito implica un’apertura dell’individuo alla dimensione del trascendente, un equilibrio ed una sintonia con quello che non si può vedere (Dio) ma che darebbe un ordine ed un senso ad un mondo pieno di ingiustizie, di dolore e di malvagità. La Fede è una dimensione dell’animo umano che prescinde dalle dottrine delle varie Chiese e Religioni, spesso chiuse nei loro Dogmi e incapaci di dialogare tra loro, o con chi la pensa diversamente da loro (dunque, la Fede per me dovrebbe essere una conquista personale e non la conseguenza diretta di un’educazione cattolica, musulmana, ebraica o quant’altro). Può un film ispirare la Fede? In base ai principi che ho appena finito di esporre sembrerebbe di no, eppure alcuni registi sono riusciti ugualmente a realizzare opere stimolanti in questo senso, che invitano alla riflessione tutti, credenti, agnostici e perfino atei. Ecco i film che mi sono sembrati più significativi in questo senso, quasi sempre realizzati da registi credenti, che però si sono tenuti lontani dai toni agiografici tipici del cosiddetto “film religioso”.

Playlist film

Stalker

  • Fantascienza
  • URSS
  • durata 177'

Titolo originale Stalker

Regia di Andrej Tarkovskij

Con Aleksandr Kajdanovskij, Anatoli Solonitsin, Nikolaj Grinko

Stalker

Andrei Tarkovskij è stato uno dei campioni indiscussi della necessità della Fede al cinema, a partire dall’ “Andrei Rublev” fino a “Stalker”, da “Nostalghia” fino al “Sacrificio”, sempre espressa in termini assolutamente personali e lontani dal catechismo dei film religiosi più scontati. Qui abbiamo a che fare con una parabola di fantascienza che vede il percorso iniziatici di tre personaggi, lo Scrittore, lo Scienziato e la Guida (lo Stalker) lungo la Zona, territorio dotato di strani poteri che culmina nella Stanza dove si realizzano tutti i desideri. Nella scena più importante lo Stalker dice agli altri due, in un toccante monologo: “Perché volete distruggere la Fede? Non toglietemi quello che è mio… tutto quello che ho è qui nella Zona, la mia felicità, la mia libertà, la mia dignità. Io porto qui solo quelli infelici, disperati, che non hanno più niente, come me… e io posso aiutarli… ecco è tutto qui quello che ho (La Fede) e non desidero nient’altro…”
 

Rilevanza: 1. Per te? No

The Tree of Life

  • Drammatico
  • USA
  • durata 138'

Titolo originale The Tree of Life

Regia di Terrence Malick

Con Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain, Tye Sheridan, Fiona Shaw, Pell James

The Tree of Life

In streaming su Rai Play

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Terrence Malick conferma con The tree of life la propensione filosofico-meditativa del suo cinema, già espressa ne “La sottile linea rossa”, pellicola da cui riprende anche l’utilizzo marcato di diverse voci fuori campo di personaggi che si rivolgono direttamente a Dio con frasi appena sussurrate, mentre in apertura leggiamo un’epigrafe tratta dal libro di Giobbe “Dov’eri tu quando io ponevo le fondamenta della terra? Mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?” Il film si presenta come una meditazione profondamente religiosa sulla Grazia, sulla Natura e sul mistero della sofferenza, anche se una parte della critica ha trovato noiose e didascaliche proprio queste riflessioni (personalmente ho trovato un po’ semplicistica e troppo debitrice dell’estetica New Age la visione paradisiaca finale sulla spiaggia). In ogni caso, un poema cinematografico ardito e un appassionato elogio della bellezza del creato.

Rilevanza: 1. Per te? No

Ordet

  • Drammatico
  • Danimarca
  • durata 119'

Titolo originale Ordet

Regia di Carl Theodor Dreyer

Con Preben Lendorff-Rye, Henrik Malberg, Birgitte Federspiel, Ann Elisabeth Rud

Ordet

Carl Dreyer è stato un regista danese intriso di religiosità luterana, e i paradossi della Fede sono stati spesso al centro della sua opera, soprattutto ne “La passione di Giovanna d’Arco”. In “Ordet”, che vuol dire “la parola” o “il verbo” in un senso propriamente evangelico, Dreyer ha il coraggio di proporci un miracolo finale, la resurrezione di una donna morta a causa delle complicazioni di un parto per mano di Johannes, un uomo che per quasi tutto il film si credeva Gesù Cristo e che, nel finale, dopo essere rinsavito si rivolge a Dio, chiedendogli di ispirargli la Parola che ridà la vita e di mostrare agli scettici la potenza della Fede, che smuove le montagne e trionfa anche sulla morte. La sequenza è davvero “una vetta sublime” della rappresentazione del sacro nel cinema”, come afferma il commento di Film Tv. Il miracolo di Ordet sarà praticamente riproposto da Lars von Trier nel finale de “Le onde del destino”, anche se all’interno di una trama e con una risonanza tematica decisamente differente.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Un condannato a morte è fuggito

  • Drammatico
  • Francia
  • durata 95'

Titolo originale Un condamné à mort s'est échappé

Regia di Robert Bresson

Con François Leterrier, Roland Monod, Charles Le Clainche

Un condannato a morte è fuggito

Robert Bresson adatta per lo schermo un racconto del tenente André Devigny sulla sua fuga dal carcere nazista di Montluc a Lione nel 1943: nel film seguiamo la meticolosa preparazione dell’evasione da parte del tenente Fontaine, che riesce infine a fuggire insieme ad un giovane prigioniero comune, Orsini. Introdotta dalla didascalia “Il vento soffia dove vuole”, è un’opera girata con il consueto stile scarno ed essenziale tipico del regista ed è pervasa da un senso religioso che esprime la presenza di una forza invisibile che vigila sulle azioni degli uomini. Tutta la parte finale della fuga rappresenta un puro momento di catarsi, lungamente atteso per tutto il film, ma la miracolosa riuscita della fuga stessa rimane un mistero spiegabile soltanto alla luce della Fede. Tuttavia, nelle opere successive del regista come “Mouchette”, “Il diavolo probabilmente” e “L’argent” finirà per prevalere il pessimismo e la disperazione esistenziale contro la genuina visione fideistica di questo film.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Thérèse

  • Drammatico
  • Francia
  • durata 90'

Titolo originale Thérèse

Regia di Alain Cavalier

Con Catherine Mouchet, Helene Alexandridis, Aurore Prieto

Thérèse

I film sulle vite dei santi sono tantissimi, ma quelli provvisti di un’autentica spiritualità sono pochi, e fra questi va inserito “Therèse” di Alain Cavalier sulla vita di Santa Teresa di Lisieux: seguiamo la vita di Therèse Martin a partire dalla sua entrata in un convento di Carmelitane a soli 15 anni, contro l’avviso del suo parroco, con una devozione ardente che divenne leggendaria, anche e soprattutto dopo la sua morte, avvenuta a soli 24 anni a causa di una tubercolosi. Cavalier si avvale di uno stile rigorosamente minimalista e gira le varie sequenze all’interno di una scenografia ridotta ad un fondale neutro, che evoca uno spazio stilizzato ed astratto. “Scritto da Cavalier insieme alla figlia Camille de Casabíanca, Thérèse è fra i simboli più alti dell'atto di contrizione che il cinema spettacolare nato dal fango e dalla cecità spirituale possa compiere per offrire emozioni estetiche che spingono al raccoglimento e al giudizio storico e morale. Comunque lo si legga (una via celestiale o un tragitto aberrante), racchiude nei volti tante tempeste, e nei gesti tanti spunti di magia, da risultare modernissimo nella sua architettura severa, fatta di minimi dettagli, e nella sua eleganza confortante. Ne siano rese grazie a Cavalier, alla sapienza con cui senza sperpero di denaro e senza dive ha misurato la vocazione al martirio, e alla giovane Catherine Mouchet, venuta dal teatro, un'attrice baciata dal candore. Se qualcuno dice d'uscire da Thérèse pacificato, i più ne saranno sconvolti” (Giovanni Grazzini, Il Corriere della sera, 1 maggio 1987).

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

La fontana della vergine

  • Drammatico
  • Svezia
  • durata 89'

Titolo originale Jungfrukällan

Regia di Ingmar Bergman

Con Max von Sydow, Birgitta Petterson, Axel Düberg, Tor Isedal

La fontana della vergine

In streaming su Amazon Video

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Ingmar Bergman non può certo essere definito un regista credente: nei suoi film ha spesso esposto i suoi dubbi metafisici e la sua difficoltà personale nel rapportarsi con Dio, principlalmente nel capolavoro “Il settimo sigillo” e nella trilogia di film da camera formata da “Come in uno specchio”, “Luci d’inverno” e “Il silenzio”. Tuttavia, c’è stato almeno un momento in cui il regista svedese sembra essersi abbandonato alla necessità della Fede: nel finale de “La fontana della vergine”, pellicola in cui una giovane adolescente che si reca a fare un pellegrinaggio viene stuprata e uccisa da tre pastori, che poi si recheranno dal padre della ragazza che, intuita la verità, compirà un’orrenda vendetta; vicino al corpo straziato della giovane, un miracolo farà scaturire una sorgente d’acqua. L’intervento di Dio nell’azione stavolta è diretto, e il regista svedese sembra accettarne la portata provvidenziale e salvifica.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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