Il cinema da sempre catalizza le tensioni sociali, i dilemmi etici del progresso e la mutevolezza della vita dell’uomo riplasmandone sullo schermo le istanze elevate ad astrazione intellettuale. Non è un caso che in molte opere distanti per stile narrativo, genere e nazionalità di produzione, si rincorrano i medesimi temi. A volte, nella coincidenza temporale , anche i medesimi soggetti, le stesse idee vengono espresse sullo schermo nello stesso modo. Le coppie di fatto sono così opere legate reciprocamente da un idem sentire che filtra dagli umori del tempo. Tra le coppie esiste uno snodo, una cerniera che fa da perno tra i due film, il punto di contatto che genera poi lo sviluppo della storia in maniera indipendente.
I temi: Il razzismo e lo schiavismo; la fine del mondo sia dal punto di vista socio economico che dal punto di vista catastrofale; l’eugenetica e l’etica della clonazione; il controllo della mente. Il tema comune a tutte le opere moderne, latente a volte e altre volte più esplicito, è l’incomprensibilità del mondo esterno messo in relazione con le intime percezioni dell’essere umano. I segni non sono sempre decifrabili con chiarezza mostrando molto spesso l’inadeguatezza dell’uomo messo di fronte a scelte che per natura, cultura, incapacità empatica non è in grado di sostenere.
Lincoln (2012) . La questione razziale. Nigger sono quelli di Tarantino come sono nigger quelli di Spielberg. Entrambi, fortunatamente, non scendono a patti con il politicamente corretto e nei loro film ambientati più o meno nello stesso periodo chiamano gli schiavi con quello che era il loro nome : nigger. La cosa non sta bene solo a Spike Lee che considera offensivo solo i nigger pronunciati da Tarantino mentre sorvola su quelli del più potente produttore e regista del mondo. Chissà perché.
Cosmopolis (2012). La Limousine bianca. Il simbolo della fine e di un futuro distopico. Insieme a Cannes, Carax e Cronemberg mettono in scena il declino dell’impero d’Occidente, l’uno causa e l’altro effetto della fine. L’uno celando lo sguardo oltre i vetri scuri dell’auto , l’altro espandendo la percezione del visibile oltre la realtà oggettiva creando un caleidoscopio di tanti inganni quanti sono i personaggi interpretati dall’attore. E’ questo il senso del nuovo esistere? Finito il tempo della realtà ogni persona interpreta un personaggio
Another Earth (2011). La fine del mondo e la fine del proprio mondo. La realtà esterna e la sua intima percezione trovano il punto focale nel pianeta silente che ruota attorno alla Terra. Uno spettacolo di disarmante bellezza rivela la natura per quello che è. Grandiosa, sgravata da ogni accezione positiva e negativa. Von Trier eleva il pianeta a materializzazione fisica dell’abbandonarsi dello stato d’animo ad una condizione di romanticismo immerso nel fatalismo; Cahill pone la nuova Terra come centro di gravità di una nuova opportunità di espiazione del peccato.
Womb (2010) .L’etica della clonazione. Il corpo è riserva di caccia, organizzata e metabolizzata di una società distopica tendente all’autoconservazione. Un elisir di lunga vita che spreme il succo di vite altrui. La sopravvivenza non è declinata solo dal funzionamento del corpo: senza amore, azzerata la morale, il grembo diventa antro di mostruose mutazioni incestuose. Un loop escludente la realtà esterna, focalizza il senso di un’esistenza nel centro di gravità per antonomasia.
La fuga di Martha (2011). Marta fugge dal controllo della setta ma incapace di adeguarsi alle regole della società civile mette a repentaglio la vita dei suoi cari. The Master è colui che detta le regole del controllo affinché le persone fragili, inadeguate alla vita sociale possano trovare nella costrizione quella parvenza di normalità che li preservi da ciò che esiste fuori. In buona sostanza, il controllo è necessario per realizzare un mondo migliore. Soprattutto per chi controlla. Orwell non era uno qualunque.
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