Soli negli spazi vuoti che vogliono il nostro significato, siamo caratterizzati nella vita come nei tratti di un passaporto che ci permette di stare qui, ma anche altrove. Di seguito i film che ricordano le città o i paesi in cui ho vissuto.
Pasti saltati, baci rubati, una mole indistinta di scuola e doposcuola, una famiglia divisa, un quartiere che benedice, nonostante tutto, i miei sonni adolescenziali. Grazie a Virzì per avermi ricordato L'Aquila.
Con Lou Castel, Paola Pitagora, Marino Masé, Pier Luigi Troglio, Liliana Gerace
"Che la tua verde età sarai dannato a consumare (qui)". Così Sandro e la costruziine del suo impero di potenza mi ricorda l'astio provato per il mio luogo natio, Teramo, uno stagno di accolli parentali, in cui il virgulto della volontà viene frustrato, allo spegnersi delle luci.
E Di Caprio lo scoprono subito. Ne svelano, in polizia, l'anima divisa, tra due vite completamente diverse, conciliate nelle fattezze di un lupo reietto, in cerca di una propria identità, di un qualcosa che lo identifichi semplicemente in quanto azione delle sue sole forze. Così ricordo i pochi giorni passati con mio padre ad Ascoli. Come si dice, "e ora qualcosa di completamente diverso".
Tutto il giorno, tutta la notte su nuove sterminate strade, e poi il conforto allucinatorio, i piedi rotti, la fuga, qualcosa (tutto) lasciato indietro, buttato a terra come l'orologio di Fonda. Un nuovo vento mi ha portato così, a Roma.
La contea, la casa degli avi, amici inaspettai, una festa, e il giorno dopo non è più lo stesso. Non c'è anno in cui per qualche tempo non vada nella campagna abruzzese per riflettere. All'ombra dei pini e del campanile, ogni giorno il rito dei saluti alle solite inamovibili facce, finchè non resta che fare pulizie pasquali fare una spesa faraonica e chiamare un pugno di vecchi amici. Qualche giorno di libertà dagli strali della città. La musica incanta, i bicchieri non bastano, e quando l'oscurità si dipinge sulla sponda di un'unica nota sottile, le passeggiate, quelle vere. Coi grilli a nitrire. Ma il viaggio (ri)comincia proprio da qui.
L'oblio di Sean Penn, sulla costa sulle rocce, tra le facce. A piedi nudi sul mare: tutti possono, e sono tutti qui, nel limbo della coscienza di felliniana memoria. Nascita, morte, forze primordiali che rammentano le stagioni dell'uomo. Un'idea che domina e che assieme sfugge. La costa mi ha già ospitato una volta, momentaneamente, fino a diventare anni dopo la dimora materna.
Prigione di qualche stazione. Qualche luogo singhiozzato dalle attività umane e che magicamente non è scomparso, come tutto il resto. Ancora su L'Aquila. Qui i ragazzi devono avvicendarsi tra i brandelli di ciò che resta: un'ospedale, il camposanto, qualche ritrovo per feste andate di traverso, una scuola dove non si va più. E l'amore di una nuova generazione nasce dalle ceneri della morte, sconsacrate dal dolore e dall'istinto di sopravvivenza.
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