Le iene. Cani da rapina
- Gangster
- USA
- durata 106'
Titolo originale Reservoir Dogs
Regia di Quentin Tarantino
Con Harvey Keitel, Michael Madsen, Tim Roth, Steve Buscemi, Chris Penn
Le immagini dei film di Tarantino balzano subito all’occhio. Come potrebbe essere altrimenti? Da sempre, al cinema (nel cinema) è l’immagine visiva a farla da padrona. Il registro sonoro (il rumore, la musica extra-diegetica, i dialoghi) viene, per forza di cose, dopo. È così che, solitamente, il cinema del regista texano viene individuato (ed elogiato) soprattutto per i suoi aspetti visivi eccessivi, kitsch, grotteschi, pulp. Eppure, per chi scrive, sono i dialoghi a farne l’aspetto più interessante e innovativo del suo cinema. Non è un caso che la sua filmografia incominci proprio con uno dei dialoghi più celebri e celebrati: la discussione su Like a Virgin, all’inizio de Le iene. Un prototipo (già incredibilmente lucido) di una poetica incentrata su personaggi affetti da un’irresistibile logorrea: non solo, però, un divertente siparietto o una geniale trovata comica: i (non-)dialoghi di questi film sono, piuttosto, uno dei punti di forza della poetica postmoderna (e nichilista) di Tarantino.
Un geniale studioso di cinema italiano - purtroppo scomparso -, Vincenzo Buccheri, ne mise a fuoco il loro insostituibile significato. «Il cinema di Tarantino è un cinema della conversazione, anzi un galateo della conversazione postmoderna, dove i dialoghi, divaganti e insieme ossessivi, banali e acuti, non servono quasi mai a far procedere l’azione, ma ruotano attorno a un nucleo vuoto […], gli script di Tarantino sono infarciti di tutto ciò che uno sceneggiatore solitamente taglierebbe.» [Quentin Tarantino, a cura di Vito Zagarrio, Marsilio Editore, cit. pg: 56]. Non a caso, lo studioso italiano individua nel dialogo centrale di Pulp Fiction, la quint’essenza teorica della conversazione tarantiniana:
MIA: Non li detesti?
VINCENT: Cosa?
MIA: I silenzi imbarazzanti. Chissà perché sentiamo la necessita di chiaccherare di qualsiasi situazione per sentirci a nostro agio?
Sempre per Buccheri, un’esemplificazione di horror vacui, che si fa, nel caso di Tarantino, “horror pleni”: «[…] il nodo del cinema tarantinano, così vuoto (di senso) e così pieno (di segni)» [idem. cit. pg: 57].
Appurata la natura affatto semplicistica dei dialoghi tarantiniani, possiamo notare il loro ruolo determinante in tutta la cinematografia del regista – una caratterista, tra l’altro, che nessuno dei suoi “emuli” è riusciuto a copiare, perché troppo impegnati a ricercare, proprio nel frangente visivo, il nucleo e l’anima del suo cinema. E non è un caso che dinner, locande e locali siano i luoghi privilegiati per i suoi film: tutti ambienti perfetti per “fermarsi” e intavolare inutili discussioni, che tutto fanno tranne che – come scriveva Buccheri – far procedere il film. Ecco: è tutto qui il divertito nichilismo – nemmeno tanto velato – del cinema di Tarantino: nobilitare l’inutile, lo scarto. La banalità dei dialoghi di Tarantino nulla ha della poesia e della cultura di quelli, altrettanto fuorvianti e anti-classici, di Godard, che, pure, è uno dei suoi ispiratori. Volgari, banali, irriverenti (termini come fuck o nigger infastidirono e continuano a infastidire, vedi il recente Django Unchained), che si soffermano sul dettaglio, o si arrovellano in giochi linguistici (di nuovo, il postmoderno incombe), rinunciando ad abbracciare qualsivoglia causa o impegno.
Con questa “play” voglio sottolineare alcuni esempi di questi dialoghi-cult che hanno reso celebre (e inimitabile) il cinema di Tarantino.
Titolo originale Reservoir Dogs
Regia di Quentin Tarantino
Con Harvey Keitel, Michael Madsen, Tim Roth, Steve Buscemi, Chris Penn
Titolo originale Pulp Fiction
Regia di Quentin Tarantino
Con John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Tim Roth, Harvey Keitel
Titolo originale Inglourious Basterds
Regia di Quentin Tarantino
Con Brad Pitt, Eli Roth, Diane Kruger, Mike Myers, B.J. Novak, Samm Levine, Daniel Brühl
Titolo originale Django Unchained
Regia di Quentin Tarantino
Con Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, James Remar
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