Strade perdute
- Noir
- USA
- durata 134'
Titolo originale Lost Highway
Regia di David Lynch
Con Bill Pullman, Patricia Arquette, Balthazar Getty, Robert Blake, Robert Loggia
Sulla grandezza e l’importanza di un autore come David Lynch credo non ci sia molto da discutere. Piuttosto, ciò su cui riflettevo - e riguardo al quale mi piacerebbe dedicare questa playlist “aperta” - è in che modo si possa configurare il pensiero lynchiano (e, soprattutto, se esiste), vista l’eterogeneità di interpretazioni che lo attraversano. Rileggendo il saggio David Lynch o l’arte del sublime ridicolo di Slavoj Žižek ho formulato alcuni pensieri a riguardo. Ma prima di illustrarli, mi piacerebbe partire da alcune intuizioni del filosofo sloveno.
Il filosofo parte da un confronto tra cinema americano classico e post-classico, utilzzando concetti a lui congeliali quali il piacere, la figura della donna e la (in)visibilità del rapporto sessuale al cinema. Da discepolo lacaniano quale è, Žižek struttura la sua analisi analizzando il gaze che regola le pellicole, il ruolo del Codice Hays, il sistema di non-detti, in particolare, sfruttando il loro ruolo all’interno del genere noir, di cui la femme fatale rappresenta ovviamente un esempio privilegiato. Individua, poi, nel neo-noir – di cui Strade perdute è un perfetto esempio -, un superamento di alcune (necessarie) costrizioni di tipo classico. Partendo proprio da Strade perdute, sviluppa poi un’idea sul cinema lynchiano che si allontani dal vezzo critico che tende ad affiancarlo ad un oscurantismo New Age, secondo il quale i suoi film “bisogna viverli, basta lasciarsi andare”, per consegnarci una lettura dell’opera lynchiana più eversiva, e al contempo morale. Sottolinea più di una volta, nel suo intervento, la serietà con cui si deve guardare un film di Lynch, cercando di integrare le contraddizioni che ne costituiscono le fondamenta. Gli eccessi del suo cinema sono da considerarsi così come sono, e non come sarcastici giochi linguistici – per questo egli parla di “sublime ridicolo”. Gli eccessi delle figure malvagie del suo cinema [Bob, Bobby Peru, Dick Laurent, Frank…], così come quei finali, quasi ridicoli nella loro pateticità [Velluto blu, Cuore selvaggio, Eraserhead…], sono “figure” che potrebbero sviare o sottostimare l’interpretazione finale del suo cinema, facendoci considerare il regista come fautore di un cinema dualistico (New Age, appunto) e semplicistico, ma che invece raccontano con forza del reale. In particolare, attraverso quei personaggi contraddittori, multipli che ne caratterizzano le storie: una diretta conseguenza, in quanto «il sostegno fantasmatico della realtà è necessariamente multiplo e contraddittorio».
Dunque, il cinema di Lynch, ci dice Žižek, è qualcosa da prendere seriamente. Implicitamente, il filosofo vuole suggerirci la natura morale del suo cinema (e per i suoi detrattori, anche “moralista”), che si confronta con la realtà [rigettando, dunque, in parte un’ottica postmoderna di aggiramento del reale a scapito del suo simulacro] pur adottando uno stile anticonformista e spiazzante – anzi, è proprio la sua impenetrabilità, il suo eccesso, a renderlo tanto reale ed attuale. Cercando di seguire questa direttiva, potremmo dire che i film di Lynch non si possono ridurre a semplici puzzle da ricomporre (Mulholland Drive). E nemmeno a viaggi verso una trascendenza [New Age], in cui, dopo il male assoluto, giungiamo al bene assoluto – o alla pace interiore (INLAND EMPIRE). Sono qualcosa di più complesso. Sono percorsi di formazione di individui perennemente scissi tra il bene e il male, con figure archetipiche che possono seguire o rinnegare.
Queste sono alcune sollecitazioni di base che ho avuto, io, leggendo il saggio di Žižek [e che comunque invito a leggere, nel caso avessi frainteso io stesso alcune sue considerazioni]. Come scritto all’inizio, mi piacerebbe che questa fosse una playlist “aperta”, che accogliesse visioni differenti e personali, visto che la mia non è tutt’ora consolidata. La domanda che mi/vi pongo è questa: il cinema di Lynch è morale o amorale? Esiste un pensiero lynchano oppure è puro pastiche postmoderno? La sua visione del mondo è positiva o negativa? Esiste veramente qualcosa sotto/dentro il suo cinema?
Titolo originale Lost Highway
Regia di David Lynch
Con Bill Pullman, Patricia Arquette, Balthazar Getty, Robert Blake, Robert Loggia
Titolo originale Mulholland Drive
Regia di David Lynch
Con Naomi Watts, Justin Theroux, Ann Miller, Melissa George, Laura Harring, Dan Hedaya
Titolo originale Wild at Heart
Regia di David Lynch
Con Nicolas Cage, Willem Dafoe, Laura Dern, Diane Ladd, Harry Dean Stanton
Titolo originale INLAND EMPIRE
Regia di David Lynch
Con Laura Dern, Jeremy Irons, Harry Dean Stanton, Justin Theroux, Scott Coffey, Julia Ormond
Titolo originale Blue Velvet
Regia di David Lynch
Con Kyle MacLachlan, Isabella Rossellini, Dennis Hopper, Laura Dern, Hope Lange
Titolo originale Eraserhead
Regia di David Lynch
Con Jack Nance, Charlotte Stewart, Jeanne Bates, Judith Anna Roberts
Titolo originale Dune
Regia di David Lynch
Con Kyle MacLachlan, Silvana Mangano, José Ferrer, Sting, Francesca Annis, Jürgen Prochnow
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