Quando mia madre è morta mio fratello non aveva compiuto ancora 3 anni, così per la ricorrenza della festa della mamma, mentre tutti i suoi compagni di asilo e in seguito di scuola elementare, componevano i famigerati “lavoretti per la mamma”, mio fratello, con le dovute correzioni, confezionava il solo e unico “lavoretto per la sorella”.
Una invenzione creata dalle maestre attente e scrupolose, che per non far sentire il bambino a disagio, avevano creato questa sorta di mutazione alla festa della mamma.
Così per gli anni della prima scolarizzazione di mio fratello, anche io per questa festa della mamma, che mamma non sono, ho ricevuto: disegni, biglietti, fiori di carta, pensierini e poesie. Devo aggiungere che mio fratello è sempre stato un bambino bravo, solare, mai capriccioso, non viziato, in una parola un bimbo sereno, che non si ricorda assolutamente nulla di mia madre, e che in me ha visto l’unica figura femminile di riferimento in famiglia. Chi ha subito la mutazione più dolorosa sono stata sicuramente io, che essendo comunque una ragazzina (avevo 17 anni) non ero né donna, né bambina, ma mi ostinavo e obbligavo a comportarmi come se fossi diventata grande tutta in un botto, mentre ero ancora una pasticciona, grassa ragazzotta piena di complessi.
Naturalmente con le scuole medie i “lavoretti” per la festa della mamma si sono esauriti, e devo essere sincera, un po’ mi sono mancati, anche perché ritenevo questo giorno una mia sottospecie di festa, con una zeppa, un po’ incerottata, conservo ancora con piacere qualche ricordino di quando il “mio bambino” arrivava con il grembiulino a quadretti con il suo biglietto colorato in mano e mi diceva: “l’ho fatto per te”.
Conservo una frase di mia madre come un tesoro nascosto, che mi disse una volta sussurandomela appena, io all’epoca, all’oscuro di quanto poco le mancasse da vivere, non le diedi neanche importanza, cercai di confortarla alla meglio... Per rispetto e pudore non la rivelerò qui, ma la penso con tutto il cuore, credo che ognuno abbia una frase del cuore, che ci si ripete nella testa quando ci si sente soli, sconfortati o in difficoltà, oppure solo per sentire quella persona cara più vicina. Oggi so che con quella frase mi ha legato al suo ricordo per sempre, donandomi la cosa più cara che ho.
Essendo io una “non mamma”, non avendo più la mia “sottospecie” di festa, voglio ricordare questa giornata con una lista di mamme cinematografiche alla “mia maniera”: mamme un po’ anomale, cattive, spregiudicate, possessive, strampalate... ma sempre mamme, che le più belle sono quelle che hanno tanti difetti, come li aveva la mia... e sono le cose che mi mancano più di lei.
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