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L'ncantesimo opera ancora su di me (Lettera CXXV)
di Utente rimosso (pgll) ultimo aggiornamento
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L'ncantesimo opera ancora su di me (Lettera CXXV)

…So di avere oltraggiato indegnamente una donna degna di tutta la mia adorazione … Io ho affondato il pugnale nel cuore … ma solo io posso estrarre la lama dalla ferita, solo io conosco il modo di guarirla Da lettera CLIV bis – Il visconte di Valmont alla Signora di Volanges – la seconda lettera non compresa nell’edizione del 1782


Ho sempre avuto una certa difficoltà a comprendere il valore del testo "Le relazioni pericolose". Non nascondo che alla prima lettura mi deluse moltissimo. Forse l'età troppo giovane, il fatto di non essere in grado di leggere il testo in lingua originale, la forma stessa, il romanzo epistolare (invero un po' ostico e discontinuo alle orecchie di un lettore contemporaneo inesperto), tutti fattori che giocarono a mio sfavore. Ripreso in età adulta (e per la terza volta proprio in questi giorni) ci misi dell'impegno per affezionarmici e devo dire che malgrado gli sforzi continua a non essere fra i miei preferiti. Fatico ad afferrarne la simmetria e la compattezza di cui i critici parlano tanto, la teatralità dei tempi e dei pochi dialoghi. Ma sicuramente mi è chiara la sua straordinaria modernità nella definizione dei personaggi e nelle relazioni interpersonali, non a caso citate già dal titolo. La chiave di lettura è certamente l' ambiguità nel confine fra crudeltà e pietà, che l'autore, volutamente, lascia al lettore. Una scelta precisa e meditata se è vero che alcune lettere vennero tolte dall'edizione del 1782 (come la sopra citata), lettere forse troppo esplicite sulla natura dei sentimenti dei protagonisti. Laclos vuole la libertà più completa, per l'opera e per chi si approccerà ad essa.

Dal punto di vista degli spazi sul palcoscenico primeggiano due figure, la Marchesa di Merteuil ed il visconte di Valmont. Il vero protagonista resta comunque quest'ultimo, di cui si indagano pensieri ed emozioni ma che rimane ineffabilmente indecifrabile, affascinante nella sua incomprensibilità di se ed agli altri. Il dominio profondo dei sentimenti contro una smodatezza di costumi e parole, ma è poi veramente così razionale quel dominio? O non paga egli forse per un cedimento all' amore, sentimento dal quale fuggire, di cui vergognarsi in quanto rende deboli e vulnerabili? L'ambiguità è Valmont. Esattamente quanto la crudeltà è la Merteuil.
Per quanto mi riguarda la chiave personale di interpretazione del romanzo è evidente già dall'incipit. Voglio credere nella redenzione, al lieto fine dei sentimenti.

Modernità del testo quindi, e chi fra noi non ha vissuto almeno una volta nella propria vita una relazione pericolosa? Certo fortunatamente di Valmont ce ne sono pochi in circolazione (o forse sono le de Tourvel praticamente scomparse?). In compenso io stessa ho avuto a che fare con un paio di pallide copie di Marchesa di Merteuil. Donne la cui intelligenza è accecata dall'ego, pericolose per gli altri e per se stesse. Per le quali il dominio deve passare per l'aridità. A loro discolpa il fatto che anche oggi il potere è maschile. E se quindi agli uomini è concesso uno "sfogo" del proprio ego nel lavoro e più in generale nella sfera pubblica (in qualche modo pertanto esercitando le proprie forze su più fronti), alle donne non resta che il privato. E lì si concentrano, aspirando all'onnipotenza (Madame de Merteuil parla di vendicare il proprio sesso).

Cinematograficamente parlando per uno strano scherzo del destino le due traspozioni più importanti sono più o meno dello stesso anno Con chiavi di lettura molto diverse e emtrambe con meriti e qualche demerito. Innanzi tutti fotografia e colori - l'opera di Frears è sfavillante, i colori sono brillanti e la luce spesso piena. Forman predilige una luce più soffusa, un utilizzo di colori neutri più eleganti. Sarà un caso (non credo proprio) ma tutti i personaggi principali di Frears sono biondi, quelli di Forman castani. Frears punta su attori consilidati e molto quotati, che non deludono le aspettative. Forman assegna il ruolo principale ad un giovane e non proprio esperto Firth e gestisce attori di buona qualità ma certo non del calibro dell'altro cast. Ed i risultati sono altilenanti. Frears opta per una lettura molto secca dell'opera, non lesinando sulla malvagità, forse anche troppo. Forman smussa i toni e va per l'ambiguità, forse anche troppo. Frears è fedelissimo al testo, Forman non sempre (anche se la cosa non è drammatica). L'esito finale è a favore di Frears, Malkovich strapazza Firth e la Pfeiffer molto più affascinante della Tilly (bravina, tutto qui), ma .... io preferisco la Madame di Merteuil della Bening rispetto a quella della Close. La sua crudeltà con il sorriso è più spiazzante, è decisamente più sensuale ed intrigante, più ineffabile.
Qualche anno dopo ecco ricomparire "Le relazioni pericolose" in chiave teen. Poco da dire, "Cruel Intentions" è piuttosto noioso, molto convenzionale nella sceneggiatura, sostanzialmente aderente al testo, poco coraggioso nella messa in scena, con attori appena sufficienti. Però, "scandalizzò" a conferma, se ancora ce ne fosse stato bisogno, della modernità del testo.

Playlist film

Le relazioni pericolose

  • Drammatico
  • USA, Gran Bretagna
  • durata 121'

Titolo originale Dangerous Liaisons

Regia di Stephen Frears

Con Glenn Close, John Malkovich, Michelle Pfeiffer, Uma Thurman

Le relazioni pericolose

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