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2011 - Sotto il segno della fine
di sammy314 ultimo aggiornamento
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sammy314

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2011 - Sotto il segno della fine

A pochi giorni dalla fine dell'anno eccomi a fare un bilancio delle visioni di questo 2011 cinematografico. Per chi scrive si tratta di un annata folgorante. Ho avuto l'impressione che alcuni film si inseguissero, si guardassero, si rispondessero perfino. Il tema apocalittico della Fine non è mai stato così forte. Ho avuto come l'impressione che "The Tree of life", "Melancholia" e "Faust" comunicassero tra loro. Son film diversissimi, per carità, eppure sono così vicini. Poi ho visto "Il cavallo di Torino". Era come se un percorso casuale e indeterminato stesse prendendo una forma. Non è questa la sede per analizzare i quattro film, i rimandi, le assonanze, le totali divergenze (di pensiero, di forma, di visioni) ma è sorprendente che siano usciti nello stesso anno, che si siano scontrati/incrociati. Che abbiano cinematograficamente dialogato. Sarei curioso di vedere anche l'ultimo film di Abel Ferrara a riguardo, che con la fine del mondo c'entra non poco.
Non si può non essere grati, dunque, a un'annata che ha offerto film così importanti. Il valore fondativo di "The Tree of Life" è inestimabile. Aver sentito il sudiciume del "Faust" in sala è qualcosa di irraccontabile. In direzioni diverse si muovono Refn e Kaurismaki, cantori lontani ma vicini di un cinema che rivendica il suo statuto illusorio.
E gli Italiani? Ormai disgustato da un produzione nazionale imbarazzante, ho incluso nella classifica il bellissimo esordio "Corpo celeste". Davanti a una produzione nazionale tanto modesta, "Corpo celeste" è un urlo di speranza necessario. Comunque sia penso che il panorama più interessante per il cinema italiano odierno sia il documentario. Segnalerei qui, anche se non l'ho incluso nella playlist, il talentuoso Pietro Marcello che dopo l'ottimo "La bocca del lupo" ha girato "Il silenzio di Pelesjan", bellissimo documentario sul grande regista Armeno (troppo spesso dimenticato).
Nella playlist, purtroppo, non trovano spazio alcuni film usciti nel 2011 che, almeno qui, vorrei segnalare: il caustico kammerspiel "Carnage" di Roman Polanski; il contagioso "A dangerous method" dove Cronenberg teorizza la sua intera filmografia; il buon "13 Assassini" del poliedrico Takashi Miike, ma anche il disperante e ambiguo "Arirang" di Kim Ki Duk; Wim Wenders e il suo "Pina 3D" che dimostra come il 3D, se in mano a un vero Autore, possa essere un buono strumento; tra gli altri menzioni particolari a "Ladri di cadaveri" ennesimo gioiellino del grande John Landis. Infine, visto una settimana fa, il buon "Le idi di Marzo" che conferma le  capacità di Clooney regista (e ha un cast in stato di grazia). E di fronte alle poche delusioni cocenti di quest'anno (vedi il pessimo "This must be the place" di Sorrentino, il mediocre "Cigno nero" di Aronofsky, l'imprenditoriale "Le avventure di Tin Tin" di Spielberg e, sebbene sarò bacchettato a vita, "Herafter" di Eastwood) lascio spazio agli otto grandi film che ho scelto per la playlist.

p.s. purtroppo non ho avuto modo di vedere "Una separazione" di cui ho letto molto bene, e l'ultimo documentario del mio amato Herzog, "The cave of forgotten dreams". Probabilmente sarebbero potuti finire in playlist...

Playlist film

The Tree of Life

  • Drammatico
  • USA
  • durata 138'

Titolo originale The Tree of Life

Regia di Terrence Malick

Con Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain, Tye Sheridan, Fiona Shaw, Pell James

The Tree of Life

In streaming su Rai Play

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Perché è come vedere per la prima volta.
Perché a reinventare il cinema è il cinema stesso e non i suoi accessori.
 Perché è imperfetto come solo le cose grandi lo sono: un meteorite si schianta contro la terra; il dolore di una perdita sul volto di una madre.
Alla violenza come evoluzione Malick preferisce l'amore: la scena dei dinosauri come risposta all'apologo sulle scimmie di memoria Kubrickiana. Con un caleidoscopio sinfonico di immagini di rara bellezza Malick inneggia alla vita, dall'origine del mondo fino alla fine dei tempi. E nel buio della sala ti scopri a piangere.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Faust

  • Drammatico
  • Russia
  • durata 134'

Titolo originale Faust

Regia di Aleksandr Sokurov

Con Johannes Zeiler, Hanna Schygulla, Anton Adasinskiy, Isolda Dychauk, Maxim Mehmet

Faust

In streaming su Amazon Video

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Non è secondo a nessuno (si trova in questa posizione solo per obbligo di playlist). Ma non è nemmeno comparabile a nessuno. Faust è un film-mondo, di una grandezza sconvolgente, di un'apertura asfittica e, dunque, ossimorica. Di un lerciume avvolgente. E' un homunculus che respira. E' un mostro ipertrofico che cresce nella mente: più passa il tempo e più avvolge/sconvolge il ricordo. Potente come mai, Sokurov chiude la sua tetralogia. Ma il miracolo vero lo fa con il tempo: come pochi, pochissimi registi nella storia del cinema, reinventa il tempo, lo "scolpisce", lo blocca, lo manipola, lo seda, lo plasma come fosse materia. Istanti irradiati di luce, sguardi epifanici, e scimmie sulla luna. Il Male non è mai stato così spaventosamente banale.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Melancholia

  • Drammatico
  • Danimarca, Svezia, Francia, Germania, Italia
  • durata 136'

Titolo originale Melancholia

Regia di Lars von Trier

Con Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Charlotte Rampling, John Hurt

Melancholia

In streaming su Amazon Prime Video

vedi tutti

Perché ho visto tanti film dell'orrore in vita mia ma durante "Melancholia" ero terrorizzato. La fine arriva in un istante. L'angoscia è un'agonia che dura per tutta la vita. Von Trier rintraccia nella depressione lo stadio privilegiato per il sentore della fine. Un prologo di incredibili tableaux vivants e poi quella festa di matrimonio che è già, a tutti gli effetti, la fine del mondo. Melancholia si è già schiantato là, nello sguardo inquieto e perduto di Kirsten Dunst, mentre balla, mentre urina, mentre scopa in un giardino DeChirichiano. E alla fine? Il cinema. La grotta magica.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Drive

  • Noir
  • USA
  • durata 95'

Titolo originale Drive

Regia di Nicolas Winding Refn

Con Ryan Gosling, Carey Mulligan, Ron Perlman, Oscar Isaac, Christina Hendricks

Drive

IN TV Sky Cinema Collection

canale 303 altre VISIONI

Per il coraggio. Per l'amore devoto, incondizionato, fedele e coerente nei confronti del cinema. Perché in un mondo che ha scordato le differenze tra vero e verosimile, Refn ha la sfacciataggine di credere nel cinema. Il ralenti in ascensore, quando Gosling bacia la bellissima Carey Mullighan, con la luce delle grandi storie d'amore. E poi la violenza come deflagrazione improvvisa e roboante dell'immagine. E così, sedotto dalle forme, nelle ombre scopri un cuore, nelle automobili un'anima, nella violenza un corpo. Fatale, come lo sguardo del Driver.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Miracolo a Le Havre

  • Commedia
  • Finlandia, Francia, Germania
  • durata 103'

Titolo originale Le Havre

Regia di Aki Kaurismäki

Con Jean-Pierre Léaud, Kati Outinen, Jean-Pierre Darroussin, André Wilms, Elina Salo

Miracolo a Le Havre

In streaming su Nexo Plus

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Perché, seppur siano film diversissimi, lo ho amato per le stesse ragioni di "Drive": la rivincita del cinema nei confronti della realtà. Cantore coraggioso e sublime, Kaurismaki va in totale controtendenza, inventa un finale poetico e impossibile dove, finalmente, qualcuno ritorna a credere nell'uomo. Kaurismaki non emula la realtà, ne inventa semplicemente una nuova, dominata da altre leggi e pulsioni, più liete e chapliane, più eccentriche e colorate. Cinema allo stato puro.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il ragazzo con la bicicletta

  • Drammatico
  • Francia, Belgio, Italia
  • durata 87'

Titolo originale Le gamin au vélo

Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

Con Cécile De France, Thomas Doret, Jérémie Rénier, Olivier Gourmet

Il ragazzo con la bicicletta

In streaming su Apple TV

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Perché i fratelli Dardenne sono gli unici eredi di Robert Bresson: cinema essenziale, ascetico e straordinario. Con una messa in scena di una sobrietà commovente, trovano anche il loro lieto fine.
Dall'altra parte c'è "Corpo celeste" che, a mio avviso, è il migliore esordio Italiano degli ultimi anni. E' un film di sguardi e di silenzi. La Rohrwacher con un solo film dimostra di avere più talento, più sensibilità, più amore rispetto alla maggior parte dei nostri registi (o presunti tali). E con la sequenza dei gatti filma una scena di (in)visibile crudeltà cinematografica.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Il cavallo di Torino

  • Drammatico
  • Ungheria, Francia, Germania, Svizzera
  • durata 150'

Titolo originale A Torinói ló

Regia di Béla Tarr

Con Volker Spengler, Janos Derzsi, Erika Bók, Mihály Kormos, Ricsi

Il cavallo di Torino

Béla Tarr firma il suo film definitivo. Non il più bello, ma quello finale. Necessariamente finale. Nell'anno delle apocalissi, di Melancholia, di The Three of Life e di Faust, il quarto sguardo sulla fine è firmato da uno dei più grandi Autori viventi: la fine del mondo è la reiterazione graduale, l'eternamente identico, il riciclo dell'uguale. Se Sokurov reinventa il tempo, Tarr avvolge il suo film con anelli di vento e crea un'esperienza straordinariamente ipnagogica: "Il cavallo di Torino" si staglia nella mente come un fantasma minaccioso e invalido, che vive non vite tra il sonno e la veglia. Oltre la ragione c'è l'abisso. Ma l'abisso non è la fine, solo la ripetizione continua e costante del quotidiano.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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