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PROEMIO ALLA MATERIA FECALE
di Marcello del Campo ultimo aggiornamento
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Marcello del Campo

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PROEMIO ALLA MATERIA FECALE

State tranquilli: parlare di merda non è un peccato mortale. È giusto ritornare ai grandi classici escrementali, richiamare gli studi pionieristici di John Gregory Burke. Ehi, non si trova in giro una copia di Escrementi e civiltà, pubblicato da Guaraldi trent’anni fa; e che fine ha fatto il saggio di Dominic Laporte Storia della merda, pubblicato da Multhipla ventinove anni fa? Non si può consultare, dopo la stagione dell’acquario, Corpo d’amore di Norman Brown, nel capitolo La visione escrementale del mondo in Swift in cui si legge che Lutero scoprì l’esistenza di Dio mentre era seduto sul cesso. Né discettare dei tempi in cui non si diceva ‘merda’ e il giovin signore Strephon, appreso che la sua bella Celia faceva i bisogni, sussurrava interdetto: Oh! Caelia, Caelia, Caelia… e Swift metteva i puntini, prima di prorompere in un deluso shits. In compenso, George Brassens non ha peli sulla lingua, già mezzo secolo fa cantava: Je ne pense plus merde pardi/Mais je le dis, a riprova che la France literaire (vedi Rabelais e Céline) la merda non l’ha nascosta nelle bonnes manières, l’ha tirata in faccia al mondo, che ne era pieno – non quanto oggi – e ne ha fatto oggetto di seminari fino, appunto, a Laporte.
 
E il cinema? Lasciamo perdere le metaforiche torte in faccia e andiamo al sodo del corpo consistente de quo agitur. 
Riporto alla mente tutto il cinema che ho visto in circa mezzo secolo e prendo atto, con un certo sgomento, che film di merda ne ho visti centinaia, ma di film sulla merda pochini. Allora è il caso di ricorrere a qualche figura retorica, per esempio, annettere all’argomento il Principe De Curtis che, sotto forma di sputazze in faccia, negli occhi, non è secondo a nessuno. Totò, come tutti i conservatori ha una dotazione di saliva che sputa sulla brutta faccia delle convenzioni. Totò a colori è il film più escrementizio che si sia dato nell’Italia paludata degli anni Cinquanta. E se non era sputo, era inchiostro schizzato con aristocratica nonchalance sul viso butirroso di nobili e comedonoso di plebei. Totò Principe di Danimarca del compiantissimo Leo De Berardinis è uno spettacolo teatrale che eleva lo sputo ad arte suprema, facendolo uscire obliquamente e straripare dalla bocca del nobile, folle guitto Polonio per cancellare le tracce di sangue del regicidio.
 
Qualcuno dirà i Monthy Pyton. Non mi convincono del tutto, ma il grande vomito del Senso della vita è degno di entrare in un’antologia di shit- movie.
 
Una nota decorosa: nessuno si azzardi a istituire luridi paragoni con certe afflizioni di perversa sessualità navigante nel web, qui il discorso è seriamente improntato all’essere umano e all’analità repressa, una sindrome che nella prima infanzia, complice la ritenzione delle feci, - doctor Freud insegna - contribuisce enormemente all’accumulo di materia fecale, in vista del soddisfacimento sessuale anale. Non per caso, diciamo di una persona che è  anale, indicando nell’accumulo primario di feci il corrispettivo in età adulta dell’accumulo di denaro: l’avarizia è una prerogativa del tipo anale e, ragionando in termini sovrapersonali, sul campione moltiplicato di esseri umani, l’accumulazione del Capitale è nient’altro che capitalizzazione della merda.
 
La “Palude Italia” (palude che oggi tracima in Governo Di Merda – budello infero, abitato da gnomi, parassiti, mosche sarcophagae) ha trovato, in anni merdosi, ma meno merdosi dei giorni nostri, due grandi poeti escrementali (purtroppo non posso che citare soltanto le deliziose descrizioni di Bianciardi nella Vita agra di forme e consistenze merdose metaforiche, perché il film di Lizzani si arrese alla nuda trama).
 
La grande abbuffata di Marco Ferreri è la insuperabile rappresentazione del declino della piccola borghesia che si annulla, si liquefa in una immane strafocata rabelaisiana. Marco Ferreri, regista anarchico-tanatologo-escrementale non ci risparmia vedute dall’interno delle miserbili entragne di una classe al tramonto. E lo fa con un’ironia irrispettosa, irreligiosa, senza concedere neppure una prece al gruppo che ha deciso di morire dal gran sbafare: se l’uomo è ciò che mangia, come sublimemente diceva Marx, in questo caso l’eccesso di cibo, a scapito delle classi meno abbienti, è merda, dunque merda mangia merda.
 
Il film-limite è Salò Sade di Pasolini. Oltre il castello degli orrori, c’è la morte. Pasolini la trovò poco tempo dopo, orribile, fanatica, oltraggiosa, disumana. Negli ultimi tempi si è appreso (ma tutti avevano visto bene anche allora) che il poeta aveva scoperto una nuova Salò nella tormentata penisola dei sogni golpisti. Salò, mutuando dalla noiosa ma geniale nomenclatura del male del Divin Marchese, è il capolavoro della sessualità anale repressa: nei gerarchi fascisti, dediti a pratiche criminali, medievali, infernali, il poeta aveva guardato nell’abisso senza finirci dentro come prevedeva Nietzsche. Ci pensarono i cagoulard del regime prossimo venturo, quello che ci governa con leggi di merda, che imbavaglia la stampa, che ha ridotto a merda la carta costituzionale, ci pensarono loro a inabissare il Poeta. 

Un romanzo sublime che consiglirei a tutti è Hilarotragoedia di Giorgio Manganelli (saggio o romanzo sulla vita degli uomini come "balistica discenditiva" verso l'Ade. L'uomo, scrive l'autore, è Ade-diretto fin dalla nascita. E l'Ade? Scrive Manganelli: "L'idea che l'Ade sia escremento... che esso sia un quid che non c'è: nel firmamento solido, il buco; ... l'Ade come lavabo, per il cui il buco odoroso di cloaca tutto l'universo passa, astratto intestino che tutto trita e scioglie, onde vedrai anche sventolar la veste dell'irritatissimo iddio sprofondante."


Bibliografia essenziale

John G. Burke. Escrementi e civiltà, Guaraldi Bologna 1971, Prefazione di Sigmund Freud, introduzione di Piero Meldini, Traduzione di Mario Biondi in-8, pp. 315, num. ill. ft.,br. ed. e sopracc. ill. con menda, coll. La Sfinge (Antropologia).  Euro 34.600 [reperibile antiquariato ABE BOOKS].
 
Norman O. Brown. La vita contro la morte. Adelphi. Traduzione di Silvia Besana Giacomoni. Saggi. 1964, 2ª ediz., pp. 419. Critica della cultura, Psicologia/ Psicoanalisi / Psichiatria [Esaurito. Reperibile in e-bay]
 
Dominic Laporte, History of Shit [Hardcover]. Reperibile in Amazon in inglese. L’edizione italiana, Multhipla editrice, 1979 è esaurito e introvabile. [Reperibile nelle biblioteche nazionali].
 
Martin Lutero. Discorsi a tavola. Einaudi editore. In commercio.
 
Sigmund Freud. Introduzione al narcisismo e Riti scatologici di tutti i popoli di J. G. Bourke in Opere Vol. VII. Boringhieri. In commercio.   
 

Nota: si accettano suggerimenti scatologici. 

Playlist film

Monty Python - Il senso della vita

  • Grottesco
  • Gran Bretagna
  • durata 98'

Titolo originale Monty Python's - The Meaning of Life

Regia di Terry Jones

Con Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones

Monty Python - Il senso della vita

In streaming su Amazon Video

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Zift

  • Bulgaria
  • durata 92'

Titolo originale Zift

Regia di Javor Gardev

Con Zahary Baharov, Tanya Ilieva, Vladimir Penev, Dimo Alexiev, Tzvetan Alexiev

Zift

In streaming su Netflix

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