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Il calcio come surrogato della guerra
di curiosone49 ultimo aggiornamento
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Il calcio come surrogato della guerra

In una “popolatissima” (e combattuta) recente play si è a lungo discusso di questo sport, sviscerandone gli aspetti esoterici (“l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo") (P.P. Pasolini) e le personali inclinazioni, filosofando – chi più, chi meno – sulle proprie ed altrui discettazioni, in parte condividendole, in parte contraddicendole, come è giusto debba essere di fronte ad un argomento “su cui non si può restare neutrali”…E’ stato peraltro sviscerato l’argomento “calcio vs politica” (Milan – e suo attuale proprietario), calcio e condizione sociale (il tifo degli operai Fiat per la Iuventus), il cui proprietario (l’Avvocato) non badava certo a spese quando si trattava di pingui ingaggi di calciatori, costringendo gli operai della propria fabbrica a scioperi per ottenere esigui miglioramenti salariali…Un aspetto rimasto (forse) un po’ in ombra è il significato non sempre “pacifico” che questo antico - si giocava anche nella Firenze dei Medici – gioco ha avuto…Essendo un “rito collettivo” tra due squadre, è spesso vissuto da chi gioca come una guerra…e, per l’inevitabile meccanismo d’identificazione in una squadra o nell’altra (gli stessi cori dei tifosi sembrano cori di guerra), il “senso” di lotta è vissuto spesso ancor di più dallo spettatore, che è ad un tempo chiamato a parteciparvi, senza peraltro poter “agire” personalmente sul campo. Ne deriva un incremento della tensione che può sfociare in comportamenti rabbiosi nei confronti degli “attori” della manifestazione, siano essi l’arbitro o i singoli componenti della squadra avversaria, quando non – ancora più spesso - della propria squadra, allorchè, a loro giudizio, essi abbiano mancato di coraggio o di bravura…Tale aspetto - “il calcio come surrogato della guerra” - il cinema mostra in “Fuga per la vittoria”. La partita è fortemente voluta dalla propaganda nazi, per dimostrare “anche” nel gioco la supremazia della razza germanica, (e qui ritorna il “leit motiv” del gioco come guerra su altri piani, utilizzato per bassi fini politici) ed accettata con riluttanza dai responsabili alleati del campo di prigionia, consci di una inevitabile situazione di handicap iniziale dei propri giocatori, legato alla scarsa “forma” atletica, ma più ancora ad una situazione (quella di prigionieri) di indubbia inferiorità psicologica. Nonostante difficoltà di ogni genere, l’amor proprio dei prigionieri alleati – interpretati dal alcuni “veri” campioni (tra tutti: Pelè) - vincerà sulla necessità contingente (fuggire nell’intervallo aiutati dalla resistenza francese). L’atto di fede “nel gioco” dei calciatori alleati contagerà il pubblico parigino che parteciperà alle battute finali della partita intonando “Libertè-libertè con una tale potenza da schiacciare i giocatori germanici, così galvanizzando gli alleati (…il famoso “fattore campo” che qui si rivela in tutta la propria potenza….). Non è un coro…è un urlo alla vittoria e, quindi, un anelito di libertà…assistiamo allora ad una fusione d’intenti tra giocatori alleati e spettatori, verso qualcosa che è molto di più di una partita di calcio…E’ tutto il mondo libero che “gioca” contro i tedeschi, infatti la squadra alleata è composta da giocatori di tutte le nazioni alleate… Ma ci sono dei “puri” anche nel campo avversario? Forse l’unico è l’ufficiale tedesco – anche egli una volta calciatore di fama mondiale - che ha il compito di organizzare l’incontro, magistralmente interpretato da Max von Sydow; lui sembra credere che la partita possa costituire un momento di comunione “nello sport”; un momento di pausa in mezzo alle atrocità della guerra…e si fa in quattro per far si che la partita venga giocata su un piano di parità…offrendo cioè agli alleati le stesse possibilità di gioco dei tedeschi; non sarà facile, comunque; ma egli sarà il primo dei tedeschi ad entusiasmarsi per il prodigio di Pelè a fine partita…A nulla servirà la presenza (armata) dei soldati tedeschi contro la gioiosa invasione del pubblico a fine partita, che avvolgerà i giocatori alleati in un abbraccio trionfale permettendo loro la fuga…”dopo” la vittoria…Di tutt’altro genere ne “I due nemici” è la partitella “spontanea” tra inglesi e prigionieri italiani, che sarà interrotta ben presto da fattori contingenti ben più seri. La partita, come del resto tutto il film, è giocata senza cattiveria…e sembra veramente un momento di unione degli uomini degli opposti eserciti…

Playlist film

Fuga per la vittoria

  • Sportivo
  • USA
  • durata 113'

Titolo originale Escape to Victory

Regia di John Huston

Con Michael Caine, Max Von Sydow, Sylvester Stallone, Pelé, Arthur Brauss, Amidou

Fuga per la vittoria

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L'allenatore nel pallone

  • Commedia
  • Italia
  • durata 98'

Regia di Sergio Martino

Con Lino Banfi, Gigi Sammarchi, Andrea Roncato, Licinia Lentini, Giuliana Calandra

L'allenatore nel pallone

In streaming su Cine Comico Amazon Channel

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