Ovviamente, è impossibile creare questa playlist evitando gli spoiler. Fortunatamente, grazie semplicemente ai titoli dei film basta evitare di leggere le righe che seguono ai nomi indicati. Questa è la mia classifica personale - tra i film che ho visto - e quindi completamente opinabile. Per me può essere un finale fantastico, qualcuno può essere d'accordo, altri possono trovare le mie scelte ridicole! E' giusto così! Fatevi sentire e ditemi che ne pensate! ;)
Con Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Martina Gedeck, Ulrich Tukur, Thomas Thieme
In streaming su Rai Play
Lo sguardo di Ulrich Mühe, che acquista il libro scritto dall'uomo a cui ha idealmente salvato la vita, pronunciando la frase: «No, lo prendo per me.» [il doppiaggio italiano fa perdere la sfumatura dell'originale «Nein, das ist für mich.», che significa«No, è per me.»], in risposta alla richiesta del negoziante di una confezione regalo, è uno dei finali più asciutti ed emozionanti che la storia del cinema ricordi. Dopo un mancato incontro per strada tra i due protagonisti, lo spettatore si domanda come il regista riuscirà a concludere una storia di due persone che hanno vissuto per anni l'una a fianco dell'altra (sebbene una ne sia per anni inconsapevole) e Von Donnersmarck realizza il "ricongiungimento più distante" della storia del cinema. Gli occhi di Mühe valgono un film intero, la musica di sottofondo, la Sonata per le Persone Buone, strazia il cuore e ci riempie di maliconia. Indimenticabile!
Un finale reale? La risposta sembrerebbe semplice, e molto probabilmente è così, ma i magnifici "hope" scanditi dalla voce tremante di Morgan Freeman lasciano aperto uno spiraglio. Il sospirato incontro tra Andy (Tim Robbins) e Red (lo stesso Freeman) sulla spiaggia messicana di Zihuatanejo , dopo decenni di sofferenze e patimenti - ingiusti o meno che siano - in carcere, avviene veramente o è frutto della fervida immaginazione di Red, ancora incerto se riuscirà a passare il confine? La musica delicata accompagna gli ultimi passi dei due amici prima del ricongiungmento, ma poi la telecamera stacca per passare ad un'inquadratura aerea che ci lascia intravedere brevemente un abbraccio. Per niente strappalacrime, il finale del film di Darabont è la ciliegina sulla torta di un immenso capolavoro.
Un flash di luce bianca avvolge il volto impassibile di Billy Bob Thornton. Ma il suo non è un volto privo di emozioni: è il volto di un uomo in pace con il mondo. L'amata moglie Doris (Frances McDormand) è morta suicida dopo essere stata incarcerata per un crimine da lui stesso commesso, e ora il barbiere Ed (Thornton) è sulla sedia elettrica per un delitto di cui non è responsabile. Il cerchio si è chiuso, Ed non ha voglia di lottare inultilmente contro le ottuse istituzioni, ha un solo pensiero: ricongiungersi con la sua amata. Una frazione di secondo prima che la scarica elettrica attraversi il suo cervello, lucido sino all'ultimo istante, il flash bianco. Gli occhi si riempiono di lacrime, mentre i titoli di coda scorrono inesorabili, come il beffardo destino di Ed e Doris, che - forse - li ricongiungerà, per sempre.
Chi si cela dietro il vetro appannato della tavola calda? E' forse Frankie (Clint Eastwood)? Difficile che uno come lui dopo aver aiutato la sua cuishle a morire si rifugi nel luogo in cui il loro amore di mancati padre-figlia era scoccato. La verità è che di dove sia andato Frankie non lo sa, e non lo saprà mai nessuno; probabilmente l'allenatore dagli occhi di ghiaccio, passerà il resto dei suoi giorni vagando come un'anima persa, pur con la consapevolezza di aver fatto una cosa buona, per chi amava veramente e da cui era pienamente ricambiato. I nostri occhi appannati come il vetro, mentre scendono le inconfondibili note di pianoforte del Clint compositore.
Quando le ultime fasi dell'ultimo incontro di Randy (Mickey Rourke) ci fanno capire che per il lottatore non ci saranno molte speranze, viste le fitte al cuore malato, nella mente dello spettatore comincia a sorgere un dubbio. In che modo il regista (Aronofsky) realizzerà la scena della morte di Randy? Sarà un finale da film sportivo con la gente che accorrerà intorno a lui urlando disperata con un'ultima inquadratura del suo volto che finirà per spegnersi o sarà un finale più in linea con gli stereotipi hollywoodiani (la sua amata perduta Cassidy tornerà indietro all'improvviso richiamata dalle urla, piangendo sul corpo del suo eroe)? Randy sale sulle corde del ring e poi all'angolo, ringrazia con il volto coperto di lacrime la folla che lo acclama, salta..... e lo schermo si oscura (!!!) mentre partono le note di una magnifica canzone del Boss Bruce Springsteen. Un finale secco che blocca per un brevissimo istante tutte le emozioni, che improvvisamente rifluiscono fuori dal cuore fino agli occhi. Intensità a mille, e un magone difficile da mandare via. Straordinario!
La vita di David Helfgott, geniale pianista (Geoffrey Rush/Noah Taylor), è stata una lunghissima corsa ad ostacoli. Per anni un padre oppressivo (Armin Mueller-Stahl) l'ha spinto sempre verso la ribalta portandolo ad una progressiva schizofrenia. Dopo anni di ricovero, l'ormai quarantenne David esce dalla clinica, trova il modo di innamorarsi di un'astrologa (Redgrave), bizzarra tanto quanto lui, e torna ad esibirsi in pubblico, prima in un locale, poi davanti ad un immenso pubblico a teatro, invitato sul palco da un suo ex compagno di conservatorio, ora celebre musicista. Al termine dell'esibizione, per David una meritatissima standing ovation di fronte ad una platea in visibilio. Il pianista ha riconquistato la vita che sembrava essere definitivamente perduta fino a poco tempo prima. Un sontuoso Geoffrey Rush si alza in piedi per ringraziare, coprendosi la bocca per lo stupore ed è proprio in questo momento che i suoi occhi si riempiono di pianto. Il suo volto distrugge letteralmente il cuore dello spettatore: dietro quegli occhi pieni di lacrime si nasconde la nuova vita di un uomo piegato, ma non ancora spezzato, da un destino amaro. Fino a quel momento almeno.
Un finale parodia, con una grossa sorpresa. Terminati gli anni ruggenti del porno l'attore hard Dirk Diggler (Mark Wahlberg), si trova in camerino dinanzi ad uno specchio a tirare le somme dei suoi anni nel mondo del cinema a luci rosse. Posa alla Bob De Niro, è chiaramente una (voluta) citazione del Jake LaMotta di Toro Scatenato. Ma Dirk non è imbolsito e ingrassato a dismisura, non è un attore finito. Per dimostrarcelo tira fuori dai pantaloni il suo membro di 30 centimetri (!!!), che tanto l'ha aiutato a fare strada, ripetendosi di non essere per nulla finto, di essere una star. Sorprendente e sconvolgente il finale del film di Anderson è una perla di indubbia comicità, avvolta da un velo di malinconia dei bei tempi andati. Memorabile!
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