Spazio fiammeggiante e libero, tumultuoso contraltare a un'umana, poderosa volontà (di potenza?). Ma siamo certi che la sfida, più che ai nostri limiti, non sia alla nostra stessa essenza?
Mistero, insondabile e cupo. Regno dell'irrazionale e del non detto che sovrasta la fragile architettura della nostra quotidianità. Matrigna che inghiotte silenziosa, in uno stormir di fronde.
Con David Strathairn, Mary Elizabeth Mastrantonio, Kris Kristofferson
Selvaggia intercapedine, luogo che non c'è, spazio mentale in cui pensieri inespressi prosperano rigogliosi. Ma se fosse il limbo, ossia l'attesa, l'unica dimensione di un'umana compiutezza?
Verginità presunta, desiderata, blandita. Mai carpita. Cortile indomito alle molli scorribande della civiltà. Non c'è niente di buono oltre la frontiera. Perché siamo noi, adesso, la frontiera.
Bolle di sapone bucoliche, cartoonesca rincorsa dell'età dell'oro, isola felice in cui a rigenerarsi non è l'uomo, solo un suo involuto simulacro. Ventre di balena che prima accoglie e dopo, delicato, digerisce.
Quello che c'è oltre il tavolo, quando ti alzi senza avere perso, per rifiuto delle regole del gioco. Audace fuoripista, certo. Ma lontano dalla scena, e dal brusio, sicuri che il tradimento della propria indole non ribalti il senso di una scelta estrema? Può un'appartenenza così forte dissolversi per filosofia?
Tribunale supremo, tensione escatologica da "giusti", trascendente catarsi. Che gli elementi, senza mediazioni, restituiscano un senso all'umana commedia. Dovesse anche essere, l'unico senso, quello del sipario.
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