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Pioggia d'inchiostro (tra narrativa e cinema)
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Pioggia d'inchiostro (tra narrativa e cinema)

I sette libri che ho letto negli ultimi mesi. Tutti straconsigliati, con menzione particolare per Quelli che restano di Hugues Pagan, di cui è imminente la riedizione nei tascabili di Meridiano zero con la copertina illustrata da Jean-Claude Claeys. Segnalo inoltre che il film Diamant 13 di Gilles Béhat, tratto da Dead End Blues dello stesso Pagan, dovrebbe uscire a cavallo tra ottobre e novembre.

1- L'occhio del ciclone, James Lee Burke
In the Electric Mist with the Confederate Dead. Sesto dei diciassette romanzi dedicati al detective Dave Robicheaux, un noir brutale e visionario impregnato di risonanze ambientali e saturo di riferimenti al passato. Come in ogni noir di James Lee Burke l'intrigo poliziesco funge da piede di porco per scoperchiare la consuetudine al razzismo, alla misoginia e all'omertosa connivenza di un Sud che ha la violenza e il cinismo nel suo Dna. Dal libro di Burke è stato tratto l'omonimo film di Bertrand Tavernier, con Tommy Lee Jones nei panni di Robicheaux, Peter Sarsgaard in quelli di Elrod Sykes e John Goodman nel ruolo di Julie "Baby Feet" Balboni.

2- Viaggio al termine della notte, Céline
Voyage au bout de la nuit. Che dire se non "vertigine"? Tra le più segnanti, impietose e sarcastiche radiografie del genere umano prodotte dalla letteratura. Parti preferite: il pandemonio bellico, il viaggio sull'Amiral-Bragueton, le febbri africane, le traversie americane. Un po' meno folgorante e pirotecnico delle parti precedenti l'ultimo terzo (dalla fuga da Rancy in poi), ma complessivamente si resta pietrificati di fronte all'imponenza del progetto letterario di Céline: un'orgia cimiteriale di voluttà ed estasi.

3- Ali il Magnifico, Paul Smaïl
Ali le magnifique. Quarto romanzo di Paul Smaïl (nom de plume di Jack-Alain Léger). In questa opera farneticante concepita, volendo prestar fede al CONGEDO dell'autore, in soli cinquantatré giorni si concentrano, giungendo al punto di fusione, innumerevoli motivi d'interesse: considerazioni di ordine psicologico (il ritratto di una mente brillante alle prese con una realtà che la condanna all'umiliazione coatta), osservazioni di stampo socio-urbanistico (il degrado beffardamente lirico della cité dei Poeti nel dipartimento 93), notazioni di carattere scolastico (la pubblica istruzione francese vista dall'altra parte della barricata), raffigurazioni delle tecniche di corteggiamento e prostituzione in pieno centro a Parigi (gli abbordaggi sugli Champs e le marchette in rue des Martyrs di Sid Ali) e riflessioni culturali a giro completo (dalle vecchie logiche repressive dei politici apertamente razzisti alle suadenti formule coercitive dei nuovi ministri del potere). Su tutto lo spettro alienante della SS (la Società dello Spettacolo), che monopolizza e inebetisce, a suon di battage pubblicitari e gimmick ammiccanti, desideri e coscienze, volontà e moralità.

4- Les italiens, Enrico Pandiani
Strepitoso noir d'esordio del cinquantatreenne Enrico Pandiani, grafico editoriale torinese, Les italiens è uno di quei libri che crescono ad ogni pagina: se l'incipit in medias res, crepitante e micidiale, è tutto giocato sull'azione forsennata (tanto da far pensare ai polar di Olivier Marchal), fin dalle pagine immediatamente successive si capisce che il gusto per l'adrenalina non va affatto a scapito delle psicologie e dell'ambientazione metropolitana. Con la sensibilità di un Chandler catapultato nel terzo millennio e con la precisione di una Google Map irrorata di sangue, Pandiani sbozza personaggi esemplari senza neppure il bisogno di dargli un nome (il commissario protagonista non viene mai nominato), disegna inconfessabili tensioni erotiche a fior di pelle (quella tra lo stesso commissario e Moët) e schizza una cartografia urbana che abbraccia Parigi in tutte le sue dimensioni (dall'Ile de la Cité a Ville-d'Avray passando per l'Ile Saint-Germain e le strade e le piazze del centro).

5- Hitler, Giuseppe Genna
"Il primo romanzo che sia mai stato scritto su Adolf Hitler": così recita l'aletta della prima di copertina. Non so se questa sia un'affermazione esatta o attendibile, ma sono certo di una cosa: quello di Giuseppe Genna non è un romanzo su Hitler, ma un poderoso apparato narrativo (più di 650 pagine) che supera nettamente la cornice della biografia per proiettare il personaggio raccontato in un orizzonte di gran lunga più vasto, letteralmente cosmico. Il fondale su cui si staglia la vicenda biografica di Hitler non è solo quello della società e della storia - come è lecito attendersi dato il soggetto in questione - ma, più ampiamente, il campo di forze immani e soprannaturali che attraversano i cieli d'Europa tra la fine del XIX secolo (Hitler nasce il 20 aprile 1889) e la prima metà del XX (il suo suicidio nel bunker di Berlino data 30 aprile 1945).

6- L'assoluta perfezione del crimine, Tanguy Viel
L'absolue perfection du crime. Sette personaggi per un noir bretone: Pierre (l'io narrante), Marin, Jeanne, Andrei, Lucho, lo zio e la zia. E su tutto e tutti un'imprecisata città portuale, popolata di ponti, scheletri di ferro arrugginito, masse grige e compatte: "Come una città inabissatasi nel fondo dei mari". La rapina al casinò, pianificata scrupolosamente e architettata ingegnosamente grazie all'estro aeronautico di Lucho, dovrà rappresentare il colpo esemplare, l'impresa memorabile. Nessuna sbavatura, nessuno spargimento di sangue, nessun errore: l'assoluta perfezione del crimine. Un "poliziesco oggettuale" che mi ha fatto pensare a un altro romanzo pubblicato dalle prestigiose Éditions de Minuit quasi cinquant'anni prima de L'Absolue perfection du crime (in Francia il libro di Viel è stato pubblicato da loro) e anch'esso vincitore del Prix Fénéon (premio letterario francese che ricompensa artisti di meno di 35 anni): Les gommes di Alain Robbe-Grillet.

7- Quelli che restano, Hugues Pagan
Tarif de groupe. Lo "sbaraccamento morale" e il jazz sono tra i motivi portanti di Quelli che restano, secondo titolo di una trilogia poliziesca iniziata da Hugues Pagan con Dead End Blues e conclusa con La notte che ho lasciato Alex. Il sax di Lester Young e la voce di Billie Holiday innervano sonoramente l'intera vicenda, in un sapiente riflesso musicale che intensifica e trasfigura la relazione tra lo sfuggente Chess e la fragile Dinah: una storia d'amore corteggiata dalla morte. Scorza ruvida e insanguinata da hard boiled, bevute al bancone e duelli di sapore western, terrificanti squarci da diario intimo, sensualità a fior di pelle da mélo incandescente: frammenti sparsi ricomposti da Pagan in un polar che ingoia come una voragine il marciume dilagante e lo rigurgita sotto forma di scrittura nerissimamente morale.

Playlist film

L'occhio del ciclone

  • Drammatico
  • USA
  • durata 117'

Titolo originale In the Electric Mist

Regia di Bertrand Tavernier

Con Tommy Lee Jones, John Goodman, Peter Sarsgaard, Kelly Macdonald, Mary Steenburgen

L'occhio del ciclone

Dall'omonimo romanzo di James Lee Burke, un "Louisiana Noir" realizzato con viscerale adesione da Bertrand Tavernier, nonostante i pesanti tagli imposti dalla produzione americana (ben 15'). Dopo il deludente Omicidio a New Orleans di Phil Joanou (con Alec Baldwin protagonista), Tommy Lee Jones dà vita al Dave Robicheaux definitivo.

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