Cos’è un finale? L’opera bieca del Maestro del Sogno che ritiene giusto tirare i cordoni, chiudere la borsa con tutti gli sguardi dentro e fuggire . Un finale non fa primavera, vola via come una rondine al freddo e comunque delle rondini possiamo fare a meno, della primavera no. O è il contrario? Mah non ricordo. Allora cos’è un finale? Un’ opera pia, il risultato di un’equazione, un acquisto compulsivo in un centro commerciale, un senso di colpa, una mancanza di senso di colpa, una mancata precedenza, un torto ad un amico, un superfluo orpello costoso, la zip su una patta gonfia, una promessa disattesa…..che il finale sia per lo più inutile è assodato, nel medio intrattenimento soprattutto quando chiude una tesi. Quando sposa un’idea. Quando trasmette un concetto che deve dare spiegazione ad un’opera di scarso valore. Un finale sovente non è altro che un cappello grottesco in testa ad un nano (mah…non so se il paragone….vabbè).
Ci sono finali però che posseggono una vita propria ed esclusiva, che prolungano il patto di finzione ben oltre i titoli di coda. Finali che lasciano dentro il fragore dello scorrere di un fiume. A volte il miracolo si compie e il finale si astrae dalla chimica inorganica della pellicola per assurgere ad uno stato di miracolosa astrazione (acc…che scrittore..). Questi sono finali. Non questo. Quale? Questo…questo qui…ora. Fine. (che banalità)... odio i finali multipli….(e basta!)… Ok fine.
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