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I magnifici di Baliverna
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Baliverna

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Questi sette mi hanno colpito nel mio profondo

Prendendo una celebre espressione di Truffaut, ci sono dei film che si sono guadagnati la definizione di "film della mia vita"; questo per il modo in cui mi hanno toccato dentro, le atmosfere che costruiscono, i personaggi che rappresentano, il messaggio morale che hanno, la forza e l'intensità delle loro immagini; non di rado perché riproduce in modo molto efficace esperienze della mia vita personale; se si tratta di una commedia, semplicemente per la delizia del divertimento e l'intelligenza delle battute (che non è poco). Per entrare in questo novero, il film deve suscitarmi la voglia di rivederlo di tanto in tanto, senza che mai me ne stufi o si esaurisca l'effetto che ha su di me. Difficile, comunque, sceglierne sette, perché ovviamente sarebbero di più.

Presenti 7 film. Magnifici.

1.Mezzogiorno di fuoco

  • Western
  • USA
  • durata 84'

Titolo originale High Noon

Regia di Fred Zinnemann

Con Gary Cooper, Grace Kelly, Lloyd Bridges, Thomas Mitchell

Mezzogiorno di fuoco

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Perché rappresenta in modo nitido e rigoroso il dovere di ciascuno di noi di agire secondo coscienza, fosse anche contro l'opinione di tutti i consiglieri (quasi sempre vigliacchi, ipocriti, meschini, volubili). Se la coscienza è retta, gli avvenimenti premieranno la scelta fatta secondo essa. Zinneman ha girato almeno altri due capolavori che sviscerano la stessa tematica applicata a situazioni diverse, cioè “Un uomo per tutte le stagioni” e “La storia di una monaca”. Sceneggiatura di acciaio, tempi cronometrici, tensione crescente, protagonista perfetto. L'ulcera di cui Gary Cooper soffriva allora diede al suo volto quelle piccole smorfie che nel film diventano dubbi o paura, e finì quindi per aiutare la sua indimenticabile interpretazione. Forza morale, onestà, tenacità nelle avversità sono i grandi valori del suo personaggio, oggi purtroppo passato di moda.

2.Quel treno per Yuma

  • Western
  • USA
  • durata 92'

Titolo originale 3:10 to Yuma

Regia di Delmer Daves

Con Glenn Ford, Van Heflin, Felicia Farr, Leora Dana

Quel treno per Yuma

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Il tema è molto simile a "Mezzogiorno di fuoco", quindi non ripeterò quanto già detto. Questo film, di diverso, analizza con finezza il disagio che si prova e i modi in cui si cerca di giustificarsi quando la coscienza ci dice di intervenire e noi per vigliaccheria non lo facciamo. Ma sarà proprio la tracotanza del malvagio (che impicca un poveraccio già cadavere nell'atrio dell'albergo) a dare al protagonista la forza di reagire e di riscattare la propria dignità. Pure qui si getta in un'impresa quasi disperata, verso la quale lo muove la coscienza. La scelta giusta e il suo coraggio vengono premiati non solo dalla riuscita della missione, ma pure dalla tanto agognata pioggia.

3.Il fascino discreto della borghesia

  • Grottesco
  • Francia
  • durata 97'

Titolo originale Le charme discret de la bourgeoisie

Regia di Luis Buñuel

Con Jean-Pierre Cassel, Fernando Rey, Delphine Seyrig, Bulle Ogier, Stéphane Audran

Il fascino discreto della borghesia

Il modo in cui questo film rappresenta i sogni è assolutamente unico e inimitabile. Nessuno come Bunuel sapeva rendere i sogni al cinema, farli vedere come sono veramente. Poi il film stupisce per la sua fantasia, la ricchezza delle sue trovate, la libertà creativa, e il fatto che tutto ciò è scevro da qualunque orgoglio intellettuale e supponenza autoriale. Bunuel era anche il regista che amava i simbolismi, ma solo quando non avevano alcun significato. Lo vidi per la prima volta a dodici anni e non l'ho più dimenticato. Il sogno del soldato mi colpì profondamente.

4.La donna del ritratto

  • Noir
  • USA
  • durata 95'

Titolo originale The Woman in the Window

Regia di Fritz Lang

Con Edward G. Robinson, Joan Bennett, Raymond Massey, Dan Duryea, Edmund Breon

La donna del ritratto

Il film è un incubo progressivo che cresce inesorabilmente con una tensione che aumenta sino alla fine. L'elemento scatenante è una situazione pericolosa e imprevista, un omicidio commesso quasi inavvertitamente, che immette i personaggi in una spirale di eventi senza via d'uscita. E' vero che il protagonista non si aspettava affatto di essere aggredito furiosamente da un amante geloso, ma è per una serie di sue scelte sbagliate e di imprudenze da parte sua che si viene trovare in quella situazione. Si è lasciato cioè avvinghiare per gradi successivi - lui, uomo sposato - dai dolci lacci di una bella sconosciuta (l'uscire assieme, l'andare a casa sua, le confidenze progressive...). Fa dei timidi tentativi di resistere, si rende conto che non dovrebbe, ma si lascia poi vincere dalla tentazione e dalla passione. Non una disgrazia ingiusta e inspiegabile, quindi. Al di là di questo, il film è costruito magistralmente e rende molto bene l'angoscia progressiva dell'uomo stimato in società ma colpevole di omicidio, che vive nel terrore di essere scoperto. Il cerchio si stringe lentamente attorno a lui, che, parlando con gli amici, si tradisce con lapsus e domande fuori luogo, anche se gli amici sembrano non accorgersene. L'episodio in cui va nel bosco a sbarazzarsi del cadavere, impregnato di tensione e angoscia galoppanti, mi ricorda i momenti più bui, difficili, convulsi, concitati della mia vita. Un film unico, di quelli ti rimangono stampati nella mente già la prima volta che lo vedi.

5.Vogliamo vivere

  • Commedia
  • USA
  • durata 99'

Titolo originale To Be Or Not to Be

Regia di Ernst Lubitsch

Con Jack Benny, Carole Lombard, Robert Stack, Lionel Atwill

Vogliamo vivere

In streaming su Chili

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Sfido chiunque a guardare una sola volta questo capolavoro e a capire la trama in tutti i suoi risvolti, come pure a cogliere tutte le numerosissime battute celate nei dialoghi e nelle situazioni. Quindi nessuno dica che il film è così e così dopo averlo visto un'unica volta. Non ho dubbi che a Mereghetti, il quale parla di "affanno" di Lubistch (ma mi faccia il piacere!), sia sfuggito più di qualcosa. E' uno di quei film che si possono rivedere ogni tanto senza stancarsi mai, magari scoprendone sempre nuovi pregi e nuovi dettagli. E' anche uno di quei film di cui è un piacere rimasticare nella mente le gag verbali (doppi sensi, ironie, allusioni, significati diversi per i personaggi e lo spettatore, ecc.). Esso andrebbe fatto conoscere al grande pubblico, magari con l'ausilio di una buona presentazione del caro Vieri Razzini, che a ragione lo definisce uno dei capolavori della storia del cinema. Sarebbe bello che più persone potessero gustare questi manicaretti, invece di raspare nell'immondezzaio che sono molte produzioni odierne, mostrate in tv in prima serata.

6.Andrej Rublëv

  • Drammatico
  • URSS
  • durata 174'

Titolo originale Andrej Rublëv

Regia di Andrei Tarkovsky

Con Anatolij Solonicyn, Ivan Lapikov, Nikolaj Grinko, Nikolay Sergeev, Irina Tarkovskaya

Andrej Rublëv

In streaming su CG Collection Amazon channel

Lo registrai (sapete, alle 2 di notte su Tele Montecarlo...) perché nel 1992, Onda TV, un'allora ottima rivista di programmi, lo definiva con superlative e indimenticabili parole, che mi permetto di riportare: “Un film immenso, come l'anima del suo autore. Bloccato per cinque anni dalla censura sovietica, questo capolavoro di Tarkovskij rivela spiritualità e forza che L'Infanzia Di Ivan avevano soltanto accennato. Da consegnare al patrimonio culturale dell'umanità.” Impossibile che una simile recensione non mi colpisse, e che il film poi non mi affascinasse. E' difficile però dire perché Andrej Rublev è tanto bello, poiché la sua bellezza va al di là delle pur elevate capacità tecniche del timido e schivo Tarkovskij (che era figlio del poeta Arsenij). E' infatti la poesia che trasuda dalle immagini, è la forza di queste ultime, è ancora il rigore della narrazione e della messa in scena che ne fanno un capolavoro. Certo, non è per tutti i palati, sicuramente non di coloro che cercano azione, emozioni facili, superficialità, volgarità, e le altre tare negative di molto cinema contemporaneo. Ecco i momenti indimenticabili: i contadini e viandanti nella baracca che osservano con occhi spenti un buffone che in realtà non riesce a divertire nessuno; la ragazza muta che intreccia i capelli di una donna morta, mentre la neve cade in una chiesa devastata dai tartari; la Passione riprodotta dagli abitanti di un villaggio, con pochi mezzi ma molta fede; il ragazzo sfinito che si addormenta nell'episodio della campana. L'episodio migliore è forse proprio questo della campana. Questo film piacerà a tutti coloro che hanno un seppur minimo senso poetico e sarà una buona cura per tutti i molti intossicati dalla trivialità di tanti film di oggi. E soprattutto è un esempio di come il regime sovietico non fosse riuscito a reprimere il senso religioso dei suoi sudditi e a soffocare le spinte spirituali provenienti dai suoi migliori artisti.

7.La conversazione

  • Thriller
  • USA
  • durata 115'

Titolo originale The Conversation

Regia di Francis Ford Coppola

Con Gene Hackman, Frederic Forrest, John Cazale, Allen Garfield, Cindy Williams

La conversazione

In streaming su Paramount Plus

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E' la rappresentazione perfetta e realistica dell'angoscia di essere spiati, assolutamente motivata anche quando non si ha proprio nulla da nascondere. Il pensiero che qualcuno ci ascolta di nascosto è come una cappa opprimente che conduce alla disperazione. Coppola è maestro nel costruire un'atmosfera che è un misto di tristezza, sospetto e angoscia, sentimenti incarnati benissimo dal personaggio del grande Gene Hackman. E' altresì molto interessante osservare i conflitti interiori del protagonista, le proteste della sua coscienza, per il fatto di compiere un lavoro (pagato profumatamente) il cui effetto potrebbe essere la morte di altre persone. Questi problemi morali sono assolutamente fuori moda, e tanto più quindi avremmo bisogno di assumerceli noi oggi. Alcuni momenti del film mi piacciono particolarmente. Il protagonista trova in appartamento un regalo di compleanno, che qualcuno ha messo nonostante egli pensava di essere il solo ad avere la chiave. Quando chiede spiegazioni per telefono al portiere, questi gli dice qualcosa che il pubblico non sente, ma ne riceve un netto senso di disagio e insicurezza. Poi mi ha colpito molto il sogno o incubo in cui tenta di parlare con la donna che sta spiando, senza riuscirci. E infine mi è piaciuto, per il senso di disagio, di fretta e noncuranza che comunica, Gene Hackman ancora vestito da quel liso impermeabile accovacciato nel bagno della camera d'albergo mentre piazza i suoi strumenti. Poi, più tardi, si butta vestito sul letto e si addormenta con la TV accesa. Indimenticabile è anche Hackman che perquisisce il suo appartamento col rilevatore di campi magnetici, e infine, disperato, lo distrugge, senza però trovare un solo filo o microfono. Da segnalare anche la pur piccola parte del giovane Harrison Ford: quando prende in consegna la registrazione ha proprio un fare da carogna, e quando ingoia un pasticcino e lo mastica diventa assolutamente odioso, come vuole il suo personaggio. L'episodio dello scandalo Watergate, lungi dal rappresentare un bel caso di frode politica smascherata, iniettò negli americani sospetti e insicurezza, tristezza e dubbi morali.

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