"Anche le città credono di essere opera della mente o del caso, ma nè l'una nè l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le 7 o 77 meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda. O la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere, come Tebe per bocca della Sfinge".
Chi scompare sull'isola? Cosa si perde in questo paesaggio astrattamente materico? La ricerca delle tracce è correlativo (s) oggettivo di una ricerca altra, nel paesaggio impervio dell'io.
E ci si perde ancora nel terrore panico di queste montagne inesplorabili-inesplorate. Vertigine dei sensi. Perdita dei sensi. E misteriosamente-mistericamente più nulla.
Lo sguardo della Bergman, la camera la asfissia, sempre addosso, in un angosciante pedinamento di lei che non si riconosce nell' estraneità del paesaggio. Nelle diversità.
E' un viaggio nella notte nella città nell'anima nell'inconscio. E' un viaggio che non porta a nulla. Non è neanche un viaggio. E' un sogno in cui ci si perde. E poi c'è un risveglio. Come tanti...
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