Coppolismo: la libertà fa più male del potere castrante delle Major. Opera ricattatoria, supponente che narra tutta la banalità dell’amore in un risibile gioco metafilosofico in cui il manierismo fa da piede di porco verso la giusta capacità di critica.
Cinepanettone in salsa USA. Loro non hanno Boldi e de Sica, hanno l’Iraq e tutta la retorica dell’antiretorica che ne consegue. Pedante, scevro di ironia, Haggis si conferma pessimo regista.
Il buon pastore fallisce miseramente il suo compito conducendo uno smarrito gregge di attori verso un non voluto macello. Confusione, ripetitività, retorica e quel senso di Grave Importanza che affonda le immagini nell’Argomento. Didascalico.
Il filmone dell’anno. Rifare La finestra sul cortile senza un briciolo di pudore. Riempire il film di divetti mutati da grand’attori in due e due quattro. Ma a volte i conti non tornano.
Autorialismo senza autocritica. Il ridicolo involontario di questo macigno di pesantezza basaltica, nonostante la millantata leggerezza del tema è fastidiosamente mascherato dalla carriera di Rohmer, e questo è peggio di una marchetta di Mollica.
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