…….è salito di sopra, ha preso la pistola e si è sparato alla tempia. A 29 anni, tutto per una multa. Questa è la fine di un articoletto scorto oggi tra le cornici in tinta della cronaca nera, non so di dove. Mi ha colpito una cosa, in particolare. Un particolare che sempre di più sbuca dal mimetismo sintattico della scarna prosa giornalistica. Al di là della tragedia, sempre più comune a dire il vero, di atti di follìa di gente che vive sempre più al limite delle proprie capacità ed in cui la frustrazione di un evento sfavorevole trasforma in delitto, che sia verso il sé insopportabilmente ammantato di fallimento o verso terzi percepiti come responsabili di quel fallimento, e che se questi avessero la capacità di fermare il tempo al momento del picco di disperazione giusto una frazione infinitesimale di tempo prima dell’atto estremo, si fermerebbero sicuramente a maledire il destino ma vedrebbero sicuramente la luce di una soluzione diversa, cosa per cui la società non è costituita, al di là della tragedia dicevo, mi fa pensare la normalità ormai accettata delle modalità in cui l’evento delittuoso si verifica. LA pistola. Articolo determinativo, femminile singolare. Quella pistola, quella posseduta, non UNA, indeterminativo, arma trovata prestata, rubata, forse mal funzionante. No, LA pistola. Determinata come LA macchina, LA bicicletta, LA giacca. Cose che abitano la normalità della gente e che soprattutto connotano la persona come stile, classe sociale, possibilità economica. LA pistola sta pesantemente rientrando nell’economia domestica delle genti come amica, millantando nel suo potenziale esplosivo tutto il bisogno di certezze che l’uomo medio sta perdendo e che cerca di risolvere impugnandola, difendendosi si dice, da ciò che c’è fuori. Soprattutto rimanendo prigioniero di ciò che non riesce a comprendere dentro. LA pistola orami è data per certa non ci si stupisce più che un semplice padroncino la possegga, quindi appare nella normalità della costruzione grammaticale come qualcosa di appurato e inevitabile. Come qualcosa che attende solo un ultimo motivo di frustrazione che si aggiunga a quelli quotidianamente ingollati a forza per sbucare come un diavoletto tentatore e fornire i suoi servigi, per risolvere i problemi di una società che non ha neppure la forza di difendere nella ricostruzione grammaticale della cronaca, le risorse che perde per quei futili motivi che essa stessa ammassa sulle spalle della gente, come fardelli sempre più grandi e insostenibili nel loro essere colpevolmente palesi, visibili come bersagli.
Con Alex Frost, Eric Deulen, John Robinson, Elias McConnell, Jordan Taylor
Nei lunghi corridoi, negli occhi spenti, nei gesti automatici di una realtà che non richiede altro che cieca obbedienza. Fare fuoco è solo una delle tante opzione di un delirante menù a tendina.
Visti dall'alto sebriamo tutti uguali, nelle macchinine, negli abitini firmati, nell'immagine sicura. POi la sicura viene tolta e la maschera cade. Visti da vicino facciamo paura.
Punizione biblica per i peccatori. La mano indugia sul grilletto della giusta punizione, forse l'ego reclama udienza. La rana piove divina da un lucernario e toglie ogni indugio alll'inevitabile.
La fine delle lezioni. NOn suona la campanella ma il detonare di semiautomatiche. Nessuna ripetizione a settembre. Il diritto alla legittima difesa esteso alla società intera.
Invidia e raccapriccio. La borghesia indifesa nei confronti di una morte tanto incomprensibile quanto sottilmente inoculata sotto pelle dalla cieca accettazione della follia.
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