Dopo Elephant Gus van Sant dirigerà Donkey. Come nel precedente capitolo dedicato alla strage del liceo Columbine in cui il senso del titolo svelava l’elefante di malessere che sta di fronte ai nostri occhi senza riuscire a vederlo così in Donkey, dedicato alla strage del Virginia Tech e alla successiva dichiarazione di George W. Bush, il titolo svela l’immenso somaro che sta davanti agli occhi di tutta l’America. “Le armi sono legittime ma non vanno portate a scuola”, questa la dichiarazione del Ciuchino Yankee che per dare forza alle proprie parole ha mostrato un video in cui gli aerei dell’Alleanza bombardano una scuola irachena. Infatti le armi loro non le portano nelle scuole, sparano direttamente da fuori. Dopo tale dichiarazione la nazione tutta si è detta sollevata, il concetto in effetti non era così chiaro, così la presa di posizione del loro Presidente, dolorosa ma inevitabile ha rasserenato gli animi degli americani che rinfrancati hanno ricominciato l’allenamento di tiro a segno, interrotto dall’illuminato comunicato. Presa di posizione che assomiglia, per noi più disincantati europei, a quando un testicolo, complice una mutanda larga, si pone sotto l’interno coscia proprio mentre ti stai sedendo. La dolorosa presa di posizione di un coglione. Sulle colline di Reggio Emilia esiste una frazione denominata “Ammazzalasino” tutto attaccato, Màsa l’ésen, in dialetto. Minuscola frazione da cui prende il nome uno storico ristorante in cui si cucina uno splendido stracotto di somarina. Quando la nostra semplice conoscente Tori, ragazzona americana dai buoni principi repubblicani in vacanza da noi, passando dall’amena località ci chiese il significato di quella lunga parola sulla tabella stradale che non riusciva a tradurre, io risposi prontamente “Kill the Donkey”. E quando le spiegai il perché, lei fece così, si produsse in quella tipica espressione di disgusto stereopaticamente americano che abbiamo imparato da tanti film dello Zio Sam, con la bocca e gli occhioni spalancati, le mani a coprire il viso e il più disperato e sentito dei “Oh, no… it’s terribile….” scuotendo di qua e di là la testa bionda. Perché per lei Tori from Virginia, guarda un po’, nativa del luogo dove puoi comprare un fucile d’assalto insieme alle sigarette (anche se con l’isteria salutista americana, con la sigaretta in bocca verresti giudicato molto molto male), uccidere un asino e mangiarlo è disumano. Ora Bush è là, in Virginia a dare omaggio alle disarmate vittime della scuola, con l’intima consapevolezza che se questi ragazzi avessero avuto nel loro zainetto la loro fedele arma d’ordinanza tutto questo forse non sarebbe successo. Cosa che contrasta in realtà con la frase del già licenziato paroliere presidenziale: “Le armi sono legittime ma non vanno portate a scuola” e che molto probabilmente gli costerà qualche chilo di voti in meno dalla lobby delle armi. Rimedierà poi, aggiungendo “…..il giovedì.” alla frase incriminata, cosa che nel discorso alla nazione in effetti per un guasto tecnico non si era udita. Tutto a posto. Tori qui non tornerà più, in questo paese crudele che divora i dolci coccolosi somarelli, dopo aver giurato eterno amore ad un ragazzo italiano ha divorziato per posta dopo 6 mesi e ora è là anche lei molto vicino in questo momento a Bush the Donkey, certa che nessuno lì gli farà del male al suo Presidente, sicura anche che quella barretta snack alla carne sottovuoto scadenza Aprile 2022 della quale sistematicamente si ciba non provenga dal protetto regno animale, sono cose queste che la buona e politicamente corretta America non permetterebbe mai.