A volte sento degli spettatori lamentarsi senza ragione di "tempi morti" in film che vibrano di drammaticità proprio grazie a lunghe scene prive di azione dei personaggi; forse siamo diseducati alla visione cinematografica dalla media delle produzioni hollywoodiane di successo. Ho cercato di illustrare questa riflessione critica richiamando tre produzioni hollywoodiane (un capolavoro comunque, un film di grandi attori e un mezzo fiasco nonostante il cast) accanto a tre opere diverse dagli standards USA.
Titolo originale Three Days of the Condor
Regia di Sydney Pollack
Con Robert Redford, Faye Dunaway, Cliff Robertson, Max Von Sydow, Addison Powell
La drammaturgia di stampo hollywoodiano si fonda sull’immediatezza narrativa, capace di soddisfare durante la visione il desiderio dello spettatore di conoscere sviluppo e conclusione.
Titolo originale The Score
Regia di Frank Oz
Con Robert De Niro, Marlon Brando, Edward Norton, Angela Bassett
La misura del tempo nel cinema, se imposta soltanto da questa preoccupazione, priva con facilità eventi e personaggi di quell’alveo atmosferico e ambientale proprio invece di una narrazione senza vincoli.
Titolo originale The New World
Regia di Terrence Malick
Con Colin Farrell, Christian Bale, Q'Orianka Kilcher, Jesse Borrego, Ben Chaplin
Una narrazione cinematografica libera mediante quest’alveo può condurre lo spettatore attento oltre i limiti della storia rappresentata, in uno stato sonnambulico – meditativo, e liberarlo dal senso stesso del tempo.
Titolo originale We're No Angels
Regia di Neil Jordan
Con Robert De Niro, Sean Penn, Demi Moore, James Russo, Wallace Shawn
I drammaturghi hollywoodiani si curano quasi esclusivamente degli archi di tensione emotiva e delle “giuste” compressioni temporali, spacciando velocità e sintesi sempre e comunque per virtù.
Titolo originale Dekalog, piec
Regia di Krzysztof Kieslowski
Con Miroslaw Baka, Krzysztof Globisz, Jan Tesarz, Artur Barcis, Krystyna Janda
I narratori artisti anelano a quelle immagini e a quella musicalità nella loro successione, da cui poter lasciare scorrere la poesia, instaurando un rapporto sincero con lo spettatore, non avido di storie, ma in cerca di un diverso e più ricco appagamento
Titolo originale Die Zweite Heimat - Chronik einer Jugend
Regia di Edgar Reitz
Con Henry Arnold, Salome Kammer, Anke Sevenich, Noemi Steuer
(Un altro esempio di sincera narrazione artistica)
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