Riflessione: se io metto delle persone a poca distanza con delle armi in mano, e loro si sparano a vicenda, la tensione sarà tutta in chi riuscirà a beccare prima l'altro. Ma se io metto questi individui divisi da un muro, la situazione cambia: nessuno saprà mai cosa avviene al di là della parete. Si fermeranno, cominceranno a riflettere; inizierà il logoramento, perché nessuno vuole cedere o tentare una follia. E' l'assedio: non solo quello bellico del grande cinema epico, come "Le Crociate" di Scott, "Il Signore degli Anelli" di Jackson o "Salvate il soldato Ryan" di Spielberg. Spesso basta poco per creare, attraverso l'excamotage narrativo, un film transgenere. Il cinema d'assedio è tetro, claustrofobico, solitario, e perciò introspettivo e psicologico. La divisione e le difficoltà materiali diventano anche distanze psicologiche e morali. La paura e l'angoscia prendono il sopravvento; laddove, nel cinema bellico, l'assedio è "assalto", altrove diventa stasi: arriva la suspance. Arriva il thriller. Il 50% del cinema western americano è ambientato nelle "dead cities": lo scontro epico fra pistoleri mantiene un alto spessore eroico, ma subentrano anche fattori come il cecchinaggio, l'imboscata, l'inseguimento fra individui. L'assedio, da genere bellico (e, dunque, epico), diventa genere thriller. "Mezzogiorno di Fuoco" non è un western; è un thriller segmentato dallo scorrere del tempo, la tensione è scandita dalle lancette dell'orologio, non dagli spari! Fine prima parte. Seconda parte: Carpenter negli anni '70 fa il salto di qualità, riprende la formula del western d'assedio ma la sposta nel poliziesco, ossia nella Los Angeles contemporanea di "Distretto 13". Cade ogni vezzo d'eroismo: l'assedio è roba per gente già destinata a morire, l'assedio è pessimista, il campo aperto è ottimista. Nell'assedio moderno le psicologie si sovrappongono, le ideologie anche, il bene e il male sono divisi da una porta o una scala: l'assedio è figlio dell'età post-moderna, in cui decadono le certezze. E' sempre Carpenter a creare poi "The Fog" (e Friedklin a creare l'assedio domestico in "L'Esorcista"): ora l'assedio non è più fra soldati o fra pistoleri, ma neanche più fra poliziotti e delinquenti; ora i "buoni" sono perseguitati dai fantasmi e da Satana in persona. E nel 1981 Kubrick reincara la dose con "Shining": il campo di battaglia è il salone, la cucina, il soggiorno dell'Overlook, gli assediati sono due... e l'attaccante è un solo uomo. Si chiama Jack Torrance ed è il padre e il marito degli assediati. E via un'altra certezza, bene e male si fanno sempre più vicini. In definitiva, il cinema d'assedio è più thriller ché guerra: c'è più psicologia, più introspezione e più angoscia della battaglia. Quando entra in gioco l'assedio, il cinema di genere diventa "western": è questa la formula chiave di Carpenter. E qui chiudo.
DIscorso ampio: il film di MacTiernan mette in scena un assedio vero e proprio, claustrofobico. Il film di cui è il remake, "L'Inferno di Cristallo", è un assedio della natura all'uomo: epico.
Con Ellen Burstyn, Max Von Sydow, Linda Blair, Jason Miller, Lee J. Cobb
Claustrofobia horror-1)La casa a due piani come un'alta muraglia da scalare: il male, soprannaturale, s'impossessa di pareti e stanze, impedendo il passaggio. Elementare.
Assedio bellico: Ramelle tramutata in campo di battaglia; la (estrema) vicinanza fra i soldati delle parti in campo accentua la crudezza del racconto (e della guerra).
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