Vestire una sposa sudata di 145 cm di altezza il 30 luglio alle 17.00 con umidità al 99% senza farla sembrare un kleenex appallottolato attaccaticcio di sperma è un talento che solo le fattucchiere che operano nel settore delle Moderne Usanze Barbare riescono ad ottenere. Il fatto è che lo è, loro sono brave a non farglielo notare. Solo un osservatore attento coglierà che le aggiustano il vestito indossando un preservativo per dito. Non si sa mai. Il parrucchiere ne ha uno nel pollice gusto nutella, tutto smangiato in punta ma questo è un altro discorso. Lo sposo veste solitamente un abito da maitre personale della Regina Madre d’Inghilterra, parodia greve di un’eleganza patacca e grossolana portata al successo negli anni 70 dal mago Silvan nei suoi spettacoli, cilindro e coniglio compresi. Il tutto retto dal portamento navigato e maschio di chi si è accorto che sta per eiaculare sul copriletto buono e non ha un kleenex sottomano. Non a caso si sposano. Dio li fa, li accoppia e tutto contento se ne va. Non l’ho mai visto Dio ad un matrimonio, c’erano sempre i suoi delegati. Ci sono le amiche della sposa intrampolate in grotteschi sandali di 28 cm di tacco che non oserebbe neppure Gene Simmons dei Kiss, top in paillettes psichedelico e acconciatura classica da matrimonio: tutta la capigliatura tirata su, impalcata dalla Bio Edilizia F.lli Esposito Snc , coi boccoli botticelliani ad incorniciare il viso ma che grazie all’umidità si ritorcono come fusilli impazziti infilandosi nelle narici della Venere del Sudore costretta ad assumere posture facciali Guernicali così da sembrare, nelle foto di gruppo , quella che sta tirando come fosse coca la forfora di quello davanti. Gli amici dello sposo sono sempre i più simpatici e gagliardi, vestiti come una riunione di picciotti mafiosi in un film di De Palma, con le loro camicie fiorate, cangianti, dai colletti appuntiti in titanio. Quei bei petti inanellati da un paio di giri di catene d’oro, quei loro pantaloni a sigaretta sempre un po’ più corti dello scarponcino in pelle e legno. Cercano ai matrimoni di soddisfare anni di astinenza aggredendo coi loro profumi simil-fahrenheit del mercatino cinese del giovedì, le indifese invitate. Molto spesso ci riescono o meglio ci cascano poichè le invitate non indossando le mutande attirano il pacchiano maschio nella trappola del push-up aspergendo sapientemente effulvi vaginali nell’ambiente. Pastura, si chiama tecnicamente. Si calcola che per ogni matrimonio celebrato si formino almeno due coppie che successivamente si sposeranno. Una vera e propria catena di S. Antonio. Si calcola altresì che il 40% di tali coppie si separerà nel primo anno, il restante 60% lo farà a caduta nei sucessivi 5, d’altronde quando le carte le giochi tutte in una mano sola, molto probabilmente è un bluff. Una vera e propria catena di S. Legale, il patrono in Porsche degli avvocati. Lui ai matrimoni non viene mai ,”Li aspetto fuori “, dice. Le bomboniere fatte a mano personalmente dalla sposa sono sempre le più pericolose perché oggetto di domande trabocchetto negli anni a venire per testarne il reale uso, collocamento nello spazio abitativo e gradimento complessivo. Cose preziose, miniature in ceramica e acrilico, monili di latta, fotine e cornicina in silver, medagliette in ceramica cotte una per una nel forno della futura suocera che avrebbe gradito di più il classico piattino e cucchiaino modello “Tossico di Piazzale della Stazione” in argento e via andare che deve fare l’arrosto domenica. Una seconda ricerca un po’ più discreta e top secret dimostrerebbe come l’amante segreto di ognuno degli sposi verrebbe conosciuto proprio nella giornata del matrimonio. Altri discorsi questi, altre bomboniere, altre cose preziose. Perle. Domani alle 17 , ai bordi della caotica Via Emilia in una improbabile Chiesa della Madonna degli Incroci, presenzierò ad un matrimonio, spero di non rompermi troppo i coglioni. Cose preziose anche quelli.