Chissà perché la chiamano civile. I morti puzzano nello stesso modo dopo un po’, sotto questo sole.
Il Geom Schenetti passa da una siepe ad un’altra, curvo, gobbo e panciuto oltre il tollerabile. Si sarà piegato di 5 cm rispetto all’altezza originale. Passa tra le siepi, allo scoperto come l’orso della sala giochi, lo colpivi e tornava indietro. Geom. Schenetti e il suo fucile, nelle sue manone sembra una canna da pesca, invece ne ha già straziati tre. Chi se lo aspettava. Corre rubizzo e sudato. Gli occhi grigi carichi di furore e di vita come non glieli avevo visti mai, mi guardano e brillano. Andiamo.
Forse perché li staniamo casa per casa? O perché solo 6 mesi fa eravamo onesti cittadini avvezzi al “grazie” “ma si figuri” “lei non sa chi sono io”…Ho visto l’Ing. Casotti secco come un ramo affondare una lama di 40 cm nel collo di un Triste senza il consueto “Mi perdoni..” che esprimeva impazienza nei Consigli di Amministrazione a chi gli si metteva contro. Il sorriso obliquo di chi non vorrebbe sorridere. Casa per casa e ora tocca a questo casolare. Più a Sud dopo la tangenziale, un drappello di Legali sta circondando un accampamento di Tristi. I Tristi sono i nostri nemici, sono chiunque. In realtà da quando la rivolta ha preso piede ognuno si è creato il proprio nemico, il responsabile del fallimento, della crisi. Il capro espiatorio, oltre una buona dose di omicidi per rivalità personali. Tutti colpevoli nessun colpevole. Io ho aperto mia moglie, ad esempio. E il meccanico che mi gonfiava i tagliandi. Con suo figlio.
Da dentro il casolare non si sente nulla, partono le prime molotov e i bagliori si spengono nel buio e poi divampano. L’aria calda spinge i panni stesi che sventolano orgogliosi, vessilli di altre culture, prima, insegne d’odio ora, si sa dove colpire. Colpire duro. Io sto dietro, rispetto ai miei stimati colleghi, abbatto chi riesce a filtrare attraverso le maglie di noi Professionisti. In confronto i Legali sono dei macellai, fedeli alla loro natura agiscono in gruppo ma ognun per sé, molto spesso si ammazzano fra di loro. Sono incontrollabili e feroci. L’accampamento di Tristi non ha scampo. Li faranno a pezzi, i Legali amano le armi bianche, sporcarsi del sangue dei nemici. In nessuna cultura dall’inizio del mondo la borghesia si era ribellata in questo modo, in America latina era colata nelle bidonville la maggior parte. Quando uno stato fallisce la borghesia è la prima a risentirne, chi è povero rimane povero, chi è ricco rimane ricco, ma noi, uomini della terra di mezzo, coi nostri mutui, le nostre auto, le nostre rate noi che sosteniamo il sistema, crolliamo. Uomini abituati a sopravvivere alla burocrazia, giorno per giorno, alla concorrenza, noi meschini in guerra quotidiana contro tutto e tutti, talmente abituati a uccidere il “prossimo” in cerca del prestigio personale non abbiamo fatto altro che cambiare armi. Cominciano a uscire, quei topi, maledetti, il fumo ha invaso tutta l’area circostante e i miei corpulenti compagni me li stanno spingendo proprio da questa parte. Noi pianifichiamo tutto, ogni professionista mette in campo la propria competenza con metodica lucidità, lo studio del terreno, la conformazione geologica, le armi, tutto. Abbiamo anche il reparto medico, Dott. Morlini, in realtà radiologo ma va bene lo stesso. E’ estate ora, il caldo secco aiuta i roghi a propagarsi, non c’è elettricità e le pompe idriche non funzionano, si saccheggiano i supermarket finchè ce ne saranno. Nessuno pensa ancora all’inverno. Ce l’ho nel mirino. Questo Triste del cazzo, nero abusivo, questi piagnoni, i Tristi li chiamiamo, così. Nel mondo civile erano i questuanti, gli sfollati i profughi. I cassaintegrati, gli zingari, i poveri, i cinesi, i neri, gli slavi, quelli sotto di noi nell’organigramma sociale, quelli che piangevano sempre, quelli che non avremmo mai voluto diventare. E’ curioso quando la testa esplode nel mirino perché fino a che non guardi non sai se l’hai preso o no, scompare e basta. Preso. Potevano toglierci tutto, potevano toglierci la giustizia, i servizi sociali, i diritti, tutto, non sarebbe successo tutto questo. Potevamo pagare, noi, potevamo fare a meno degli altri, potevamo curarci, potevamo permetterci gli avvocati. Ci hanno tolto il benessere, il reddito, ci hanno spremuti munti seccati, mentre chi non aveva nulla da perdere razziava stuprava, smerciava, cresceva, mercato parallelo, stato parallelo, ribaltato e vincente. Non dovevano arrivare a questo, niente più auto, ville, vacanze esotiche, amanti. Niente più PRIVILEGI, che ci contraddistinguevano. Eccone un altro, avvolto tra le fiamme, lo stanno finendo. Tra il fumo denso il colpo di grazia dell’ Arch. Dott. Mariani. E’ dimagrito, credo, da quando lo sfidavo al tennis, il giovedì, ma dalla mazzata direi che ha ancora un buon braccio. Al di là della tangenziale sento le urla dei Tristi fondersi col crepitìo delle fiamme. Ne ho un altro spinto verso di me dai miei colleghi, la sua faccia in mezzo alla croce millimetrata, la sua testa sparisce in sincrono al rinculo del fucile. Preso. Niente di niente, tutto ridotto a zero, tutto da capo, noi uguali a loro e loro, i Tristi, più uniti, più solidali, più abituati ad affrontare un nuovo tipo di società ridefinita su altri parametri. Noi stiamo scomparendo, noi borghesi, noi obesi, viziati. Noi arroganti. Noi soli abituati a bastare a noi stessi, quest’inverno ci massacreremo a vicenda. Io non ho capito perché la chiamano guerra civile, forse perché manteniamo il vezzo di distinguerci col titolo prima del cognome, ma i morti hanno lo stesso odore sotto questo sole. Preso.
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