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Alice nelle città

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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La recensione su Alice nelle città

di Baliverna
10 stelle

CONTIENE ANTICIPAZIONI - E' un film decisamente particolare, che delinea una specie di percorso dei due personaggi principali (lo "scrittore" e la bambina). La cifra costante sembra essere il caso, che pure sembra lavorare misteriosamente nelle loro vite e dar forma e scopo al loro errare sulla faccia della terra. Nella prima parte, infatti, vediamo lo scrittore tedesco nella più totale crisi d'ispirazione vagare senza meta e senza scopo per gli Stati Uniti, da dove decide infine di andarsene solo perché ha finito i soldi. La sua crisi e il suo smarrimento traggono origine dal fatto che ha perso il senso della sua vita, e non sa neppure quello che vuole. L'incontro casuale con la bambina assume valore proprio perché gli dà una meta, un punto d'arrivo al quale tendere. E' interessante tuttavia notare che egli rimanga riluttante a stare con la bambina quasi fino alla fine. In lui infatti convivono il desiderio egoistico di sbarazzarsi di lei (che però gli fa sentire il rimorso della coscienza) con la consapevolezza di non doverla abbandonare.
La bambina, da parte sua, finisce per vedere in lui la figura del padre che le manca, e forse fa capolino anche un sentimento di amore in forma embrionale, scaturito dai suoi soli nove anni. Ciascuno dei due, in ogni caso, si affeziona all'altro a proprio malgrado e quasi controvoglia. Si può dire che le avverse circostanze li costringono ad una giusta collaborazione e solidarietà, che di per sé non avevano cercato. Dopo che il "caso intelligente" li ha condotti a molte peregrinazioni apparentemente senza meta, la luce si affaccia all'orizzonte in modo inaspettato, e anche lo scrittore ritrova la sua ispirazione. Ma sono tutti gli avvenimenti di questo film ad essere decisamente imprevedibili e molto originali.
Wenders filma questo viaggio in modo straniante e lirico, con un tono assolutamente quotidiano. I personaggi sono spesso assorti in se stessi, meditano, rimuginano, riflettono. Chiacchierano poco. E' come se fossero spettatori del mondo e delle loro stesse vite, mentre seguono dentro di sé un viaggio interiore. Il regista cattura diversi momenti molto spontanei e lirici allo stesso tempo, soprattutto tramite gli sguardi espressivi dei due protagonisti. La musica, benché sempre quella, aiuta egregiamente le immagini e finisce per essere indovinata: è straniante e assorta come tutto il resto.
Sullo sfondo vediamo prima un'America e poi una Germania grigie e indifferenti, che certo non aiutano le persone a trovare calore umano e un po' di senso. Lasciano il segno anche certi personaggi collaterali, come l'amica tedesca a New York, di un egoismo avvilente, e la madre della bambina, ancor più confusa e sbandata dello scrittore.
In generale è un film che ritrae la crisi di senso e lo smarrimento che seguirono - specie in Germania - il 1968, e ne cerca una anche minima via d'uscita. Comunque sia chiaro, non è una pellicola per tutti i gusti. Ci vuole un po' di pazienza, ma se si riesce a calarsi dentro si rimane decisamente soddisfatti. Una curiosità: ad un certo punto si sente l'altoparlante dell'aeroporto di New York chiedere a Mr Wenders di presentarsi al banco delle informazioni. Doveva trattarsi di un annuncio vero.

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