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Vestito per uccidere

Regia di Brian De Palma vedi scheda film

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La recensione su Vestito per uccidere

di Maciknight
5 stelle

De Palma sarà anche un grande regista (e da alcune sequenze lo si capisce quanto sia dotato di maestria) ed il film avrà avuto successo a suo tempo, ma dal mio punto di vista è assai mediocre, pur tenendo conto che essendo passati 35 anni il giudizio a così tanta distanza è condizionato dagli strumenti culturali di cui disponiamo oggi. E’ invece comprensibile che possa aver avuto un forte impatto e successo di pubblico e di critica per i suoi contenuti all’avanguardia per l’epoca, dallo sdoppiamento di personalità, maschile e femminile nello stesso corpo, alla transessualità, al cambio di sesso, al sesso nevrotico compulsivo, alle scene di pretesa eroticità, ecc., ma è la qualità della sceneggiatura che non è certamente a livello di quello che alcuni definiscono il suo maestro e modello di riferimento: Alfred Hithcock, per cui ogni accostamento è sacrilego. Tra l’altro mi pare che De Palma sia l’ennesima regista americano che deve avere una pessima opinione delle donne, deve avere dei problemi. La protagonista iniziale, vittima predesignata, la Dickinson, è descritta come una squilibrata frustrata e con problemi cognitivi e di spiccata stupidità comportamentale e con una patologica predisposizione al sesso compulsivo, con chiunque capiti a tiro, come rilevato dall’investigatore Marino, gretto ma intelligente, intuisce subito che la vittima volesse farsi ammazzare, con un comportamento così imprudentemente dissoluto in una città come NY. Sorvoliamo poi sulle patetiche scene iniziali pseudoerotiche della Dickinson nella doccia, finalizzate ad arrapare gli adolescenti ed i suoi fans meno giovani. La seconda protagonista femminile, la Nancy Allen, la squillo testimone dell’omicidio, secondo i più triti cliché prende in mano il rasoio, arma dell’omicidio, e si mette a correre come un’isterica per i corridoi dell’albergo in cui è avvenuto l’omicidio. Ma non temete, riuscirà a comportarsi molto più stupidamente nel corso della trama, rimarrà viva solo per volontà degli autori, nella realtà non avrebbe avuto alcuna chance. L’impietosa descrizione del regista la fa comportare da stupida anche nei suoi incubi finali. L’unica persona intelligente, per quanto assolutamente inverosimile, è il figlio della vittima, persino troppo intelligente e capace, probabilmente una proiezione del regista nel quale si identifica, altrimenti non si spiegherebbe un personaggio così stonato rispetto al degradante contesto cognitivo dei personaggi, tutti malamente abbozzati e con un’attività sinaptica limitata. Compreso lo psicanalista interpretato in maniera blanda (forse sotto sedativo) da Michael Caine, poco credibile sia professionalmente che come personaggio, dal quale la Dickinson si recava per cazzeggiare (cazzeggio altamente remunerato). Tra l’altro il regista non è riuscito neppure a rendere sufficiente suspense (tutto troppo prevedibile, almeno con gli occhi smaliziati dello spettatore attuale) ed a coinvolgere lo spettatore nel cercare di scoprire chi fosse l’assassino, lo si capisce troppo presto dai troppi indizi ed evidenze che emergono nel corso della trama. Quindi non si può per nulla accostare al maestro Hithcock, cui ha attinto alla grande riuscendo però solo a svolgere un collage didascalico con scarsa maestria narrativa.

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