Regia di Beppe Cino vedi scheda film
Luca, sulla trentina, ritorna nella casa in cui è cresciuto e dove, a dieci anni circa, visse un terribile episodio. La bambina con cui giocava precipitò dal terrazzo e Luca sa che è stata tutta colpa sua; inevitabilmente la presenza della piccola aleggia ancora nell'edificio. Ed è una presenza oltremodo concreta.
Beppe Cino fu assistente dell'ultimo Rossellini, per proseguire in questo ruolo con altri registi (Steno, Marino Girolami) e passare poi dietro la macchina da presa nel 1985 con Il cavaliere, la morte e il diavolo; questo La casa del buon ritorno è quindi il secondo lavoro da lui firmato, anche per quanto riguarda soggetto e sceneggiatura. Un thriller con velleità autoriali, sostanzialmente, diretto in maniera sufficientemente convincente, ma abbastanza piatto per quanto riguarda contenuti e andamento della storia; la ricerca di un minimo approfondimento psicologico dei personaggi è evidente, ma purtroppo non può dirsi altrettanto riuscita. Protagonista maschile è il non esaltante Stefano Gabrini, debuttante che dopo questa pellicola scomparirà dai set; al suo fianco c'è però un nome di richiamo (più per il nome che per altro, data la giovane età), cioè quello di Amanda Sandrelli; il resto del cast non offre granchè (Fiammetta Carena, Eleonora Salvadori, Francesco Costa: pressochè anonimi). Carlo Siliotto è invece l'autore della colonna sonora, probabilmente la cosa più pregevole dell'intero lavoro, sebbene la confezione in sè sia tutt'altro che trascurata. Co-finanziato dai fondi ministeriali, presentato (senza successo) a Venezia. 3/10.
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