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Bianca

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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Utente rimosso (signor joshua)

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Bianca

di Utente rimosso (signor joshua)
10 stelle

Semplicemente l'opera definitiva di Nanni Moretti, che utilizza per la quarta volta il suo alter ego Michele Apicella per narrarci lo sconforto della vita di tutti giorni e il suo modo di vedere il mondo portato ad una fatale saturazione. Il personaggio che ne viene fuori non è più l'isterico ed insopportabile bambinone di Ecce Bombo e di Io sono un autarchico, né l'improvvisato genio incompreso di Sogni d'Oro, ma un malato e pervertito psico giudice in giacca azzurra, che possiede decine di paia di scarpe tutte uguali nel suo pulitissimo armadio e tutti completini ordinati da indossare a seconda delle occasioni. E' l'iperbole delirante di un'autobiografia profonda e totalmente priva di narcisismi, rimpiazzati invece da un occhio critico nei confronti di se stesso: il protagonista vede il mondo che lo circonda e, soprattutto, le altre persone, come qualcosa di sbagliato che deve essere corretto, e sa di avere la formula giusta per poter cercare di far vivere in pace gli altri, ma non per questo si illude che il mondo lo capisca, e vive in una sorta di equilibrio tra totale depressione maniacale ed illusione di una realtà impossibile. Michele va in giro tutto il giorno su e giù per le scale mobili e osserva gli altri che vivono la loro vita, va davanti agli asili e guarda “le bellissime mamme italiane” che vanno a prendere i loro figli felici, che cresceranno e perderanno quella ingenua serenità che tutti i bambini hanno, che verrà invece sostituita dalla scontentezza di un lavoro che non fa per loro (“piuttosto che lavorare in banca mi ammazzo”), dalla gelosia e dall'impossibilità di protendere nel tempo un rapporto di coppia sincero e felice (“si lasciano e stanno un po' per conto loro, poi si rimettono insieme, ma è troppo tardi, qualcosa è cambiato e non possono più essere felici insieme”) e dalla noia dell'istituzione e della quotidiana routine. Siamo costretti a vedere il mondo da un punto di vista onirico e surreale, quello che viene distorto dalla mente e portato a livelli talmente folli da risultare credibili (riforme scolastiche senza senso, personale di polizia da risata e strani personaggi che girano per le strade della città), quello appartenente ad un tizio ambiguo, pieno di feticismi (dalla mania di guardare le scarpe a tutti a quella di collezionare le vite degli altri), che non possiede un'esistenza propria perché non gli piacciono gli altri e che, quindi è costretto a “nutrirsi” di quelle degli altri, discutendo dei problemi altrui con soluzioni assurde da un punto di vista emotivo ma anche stranamente giuste se ci si ragiona freddamente: come in un problema di matematica, è necessario portare tutto ad un livello semplice ed ordinato, di modo che sia possibile trovare una soluzione al quesito. Questa esistenza triste e solitaria, viene interrotta bruscamente dall'arrivo di Bianca, una donna per cui prova qualcosa che viene ricambiato, e questo sconvolge i suoi equilibri, ma nonostante ciò, tronca tutto sul nascere perché, dopo aver vissuto per tutta la vita nei rapporti falliti degli altri, sa che prima o poi, finirebbe anche quello, e non è disposto ad accettarlo.
Oltre ad essere uno straordinario film sul comportamento umano (ed in particolar modo su quello del regista), è anche una commedia geniale totalmente atipica, che ignora completamente ogni barlume di razionalità, e che basa tutta la sua ironia su battute e situazioni fondamentalmente paradossali ed assurde: sono da ricordare, la cena a casa dei genitori dei due studenti fidanzati, il modo in cui Michele invita Bianca a casa sua (“le pareti si avvicinano...”) e i dialoghi tra lui ed il commissario (soprattutto quello finale con la risoluzione e la scoperta dell'assassino delle tre persone). Una delle vette più alte raggiunte dal cinema italiano (ma non solo), ed un capolavoro di stile immortale.

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