Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Bertolucci perde l'occasione di denunciare la decadenza di una classe politica, decadenza che tradisce la disarmante e semplice verità della sua nascità. Il sacro desiderio di libertà che accomuna tutti gli uomini, quell'ardore che sovrasta persino la povertà la mancata istruzione si perde nella meschina necessità d'appartenenza, nella banalità, nella falsità. Questo è il messaggio che si può apprendere alla fine del secondo atto quando le bandiere rosse si appropriano del primo piano a simboleggiare un sacrificio da tempo lontano, a cui mai più si sarà pronti. Il regista invece giustifica e partecipà al percorso compiuto dai suoi protagonisti: da inermi contadini che scoprono nelle loro vene un sangue non diverso da quello che scorre in corpi velati d'oro, arriviamo a vendicatori stanchi, demotivati nella loro essenza, arriviamo a fanatici inutili bramosi di identificarsi in qualcosa coscienti ormai di essere niente. Bertolucci poteva raccontarle quelle bandiere rosse, la loro innocenza perduta, poteva, ma così non è stato. Per il resto ottima la ricostruzione degli ambienti e delle atmosfere d'origine, originale la colonna sonora, sceneggiatura adatta ma troppe scene totalmente fuori luogo nella loro cruenza. Un patrimonio per realizzare un film mediocre.
Lo sguardo dietro la macchina da presa.
Non mi ha convinta affatto.
Dolcissimo ed innocente, mai più così bello, splendidamente a suo agio.
Scolastica.
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