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Piccolo Buddha

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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Utente rimosso (signor joshua)

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La recensione su Piccolo Buddha

di Utente rimosso (signor joshua)
8 stelle

Decisamente patinato, ma anche molto molto avvincente. Questi sono il principale difetto ed il principale difetto di questo film di Bertolucci, che più o meno si bilanciano, facendo anzi risultare l'operazione più gradevole che altro. C'è un ritorno all'estremo oriente e siamo sempre in terra cinese, proprio come ne L'ultimo imperatore, ma a differenza di questo, il punto di vista non è più quello del governo dell'impero (soppiantato poi dall'ascesa della repubblica), che metteva in risalto l'aspetto contraddittorio e paradossalmente sofferente dei capi di stato, con tanto di fughe, intrecci, e risvolti politici e storici molto attendibili, ma passa dalla parte di una minoranza etnica ancora oggi vittima di soprusi: i tibetani, ed ancora più precisamente, i monaci buddisti. L'introspezione all'interno della loro cultura è notevole, ma è sempre un po' smorzato da una regia più leggera del solito, che cerca, per una volta, vie più semplici per raccontare una storia decisamente complessa; questo può essere benissimo visto come un difetto, o come un tentativo di rendere più commercializzabile un lavoro che dovrebbe essere molto più personale, ma a conti fatti, la cosa riesce perfettamente a non disturbare. Diciamo anche, che è sempre bello sentire gli straordinari insegnamenti di uomini pacifici, che vivono di rispetto e compassione: sono molto belle tutte le parti in cui il lama protagonista del film, mostra pazienza e comprensione nei confronti delle ingenuità dei bambini, e tutte le parti in cui la sua voce narrante potrebbe essere vista come una sorta di tentativo di semplificare il materiale narrativo, divengono una sorta di rafforzativo nei confronti delle immagini. Il doppio filo conduttore della vicenda, poi, per quanto a tratti disomogeneo, è senza alcun dubbio interessante: i dolori ed i dissapori che aleggiano intorno alla società capitalista, in cui depressione, suicidio, povertà, morte e quant'altro, sono sinonimi di male, messi a confronto con una cultura totalmente pura, incontaminata ed incontaminabile, la cui coscienza supera universalmente qualunque tipo di esigenza terrena. Certo, mica è niente di originale, ed è certamente già stato fatto molte altre volte, ma nonostante ciò, rimane davvero apprezzabile la passione che viene messa al servizio di un racconto non facile da portare sullo schermo, e neanche da far digerire agli spettatori. Un'altra nota di merito, deve per forza andare agli effetti speciali, curati in ogni dettaglio, all'avanguardia, messi al punto giusto e mai abusati, ed anche alla sempre magnifica colonna sonora di Sakamoto ancora una volta all'altezza della situazione. Per il resto, possiamo dire che è la catena debole della trilogia esotica di Bertolucci, ma che non si distanzia gran che dagli altri due, che Keanu Reeves non è ridicolo come si potrebbe pensare, e che nonostante duri più di due ore, sia un'opera volutamente minore, ed abbia una qualità narrativa del tutto inferiore ad altri lavori del regista, scorre piuttosto piacevolmente.

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