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L'ultimo dei Mohicani

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo dei Mohicani

di Stefano L
9 stelle

 

Michael Mann non delude mai e questo film non fa eccezione. "The Last of the Mohicans" rappresenta un mix perfetto di combattimenti concitati, romanticismo e un’effige della Guerra dei sette anni, magari leggermente revisionista (nonché parecchio simile alla versione del 1936) benché indiscutibilmente affascinante. Mann ci trascina nello scenario degli scontri coloniali catturando mirabilmente la bellezza intrinseca dei territori abitati dai nativi indiani (la Carolina del Nord è stata sfruttata ottimamente come location) grazie a una cinematografia magnifica di Dante Spinotti; le inquadrature contemplano le emozioni dei personaggi puntando su riprese dalla potente carica espressiva, alternando i campi lunghi degli splendidi paesaggi a quelli ravvicinati che esaltano l’introspezione dei protagonisti, rivelando un talento compositivo e cromatico sorprendente. Superbo allo stesso modo l’uso della tavolozza di colori: le sequenze notturne sono ammantate dall’oscurità mantenendo delle sfumature tenui, le quali ammorbidiscono e diluiscono le tonalità esaltandone i dettagli sullo sfondo (l’esplosione dei cannoni, gli spari di moschetti, il bagliore delle lanterne) tramite un controllo lodevole delle fonti di luce. Nel contempo le battaglie su larga scala offrono un grande senso di spazialità visiva grazie ad una resa eccezionale della profondità di campo, conferendo quindi allo spettacolo una forza epica considerevole. Anche la chimica delle interpretazioni si mostra brillante; Daniel Day-Lewis (Occhio di falco), attore ormai navigato, nonostante una certa rigidità atletica, esibisce una solida performance, delineando una sagoma iconica che manifesta straordinariamente i tumulti, le paure e i sogni dell’etnia cherokee. Da apprezzare l’equilibrio pacato nella storia sentimentale che coinvolge la bellissima e sensuale Madeleine Stowe (Cora): una sotto-trama un po’ frettolosa, eppure delicata ed ardente. Fra i secondari spiccano per intensità ed incisività delle loro accattivanti presenze la biondina Jodhi May (Alice), Wes Studi (Magua), Eric Schweig (Uncas) e Russell Means (il carismatico Chingachgook), mentre a Steven Waddington (Maggiore Uncan) hanno relegato un ruolo essenzialmente stereotipato del burbero e testardo comandante d'esercito. Concludendo va ovviamente fatto un plauso all’emozionante partitura di Trevor Jones ed Randy Edelman, la quale comprende sia riverberi ed echi acustici incredibilmente realistici che alcuni dei temi musicali più amati del cinema anni novanta. Tirando le somme Mann ha pertanto realizzato un tour de force di immagini e suoni seducente ed immersivo. Il tutto racchiuso in un unicum incantevole di tecnica e narrativa avventurosa dall’ampio respiro.

 

 

 

 

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