Espandi menu
cerca
L'ultimo dei Mohicani

Regia di Michael Mann vedi scheda film

Recensioni

L'autore

GIANNISV66

GIANNISV66

Iscritto dal 10 maggio 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 141
  • Post 39
  • Recensioni 224
  • Playlist 38
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su L'ultimo dei Mohicani

di GIANNISV66
10 stelle

Capolavoro di Michael Mann che abbandona i tradizionali sentieri del thriller e del noir per produrre una straordinario pellicola di avventura e romanticismo.

Nord America 1757: la guerra dei sette anni, che vide coinvolte da un lato la Gran Bretagna e la Prussia e dall'altro la Francia e le restanti potenze europee, si sposta fuori dal vecchio continente (non per niente Churchill la definì “la prima vera guerra mondiale”) e porta allo scontro tra i coloni francesi insediati nel Quebec e quelli britannici, nonché i rispettivi alleati fra le tribù dei nativi americani.

Nathan Occhio di Falco, orfano bianco cresciuto come un figlio dal Mohicano Chingachgook, si ritrova coinvolto suo malgrado nel conflitto insieme al padre adottivo e al fratellastro Uncas, ma tra la violenza delle battaglie incontrerà l'amore nelle incantevoli fattezze di Cora, figlia di un colonnello dell'esercito di Sua Maestà.

 

Battaglie, inseguimenti, azione senza tregua, violenza e tenerezza, momenti di crudeltà e momenti di grande solidarietà. E lì in mezzo Nathan e Cora, in balia di eventi più grandi di loro, eppure risoluti a sopravvivere sostenuti dalla speranza portata dal sentimento nato fra di loro, un amore nato da sguardi e non detti, un fiore sbocciato in un mondo che sembra avere posto solo per il sangue versato.

Difficile definire L'Ultimo dei Mohicani: un film di avventura non c'è dubbio, un film storico certamente (le battaglie narrate, partendo dal romanzo omonimo di James Fenimore Cooper, sono realmente accadute), ma pure un film sulla natura, sul rispetto per le diverse culture e soprattutto sull'amore.

Questa pellicola rappresenta un unicum nella produzione del regista Michael Mann, ricordato giustamente per i suoi thriller e noir ad alta tensione. Qui Mann abbandona i canoni e lo stile che hanno improntato il suo lavoro (e lo impronteranno nel futuro) e realizza una pellicola straordinaria e per l'appunto “unica”, un autentico colpo di genio, un meccanismo perfetto dove tutto gira in maniera meravigliosamente sincronica.

Dalla scelta dei paesaggi (quelli del selvaggio Nord America del XVIII secolo a cavallo tra i futuri Canada e U.S.A., qui ricostruiti nelle bellissime foreste delle Blue Ridge Mountains, catena del gruppo degli Appalachi) suggestivi ed emozionanti (merito della fotografia di Dante Spinotti), alla splendida narrazione che non perde mai di intensità alternando con sapienza i momenti di tensione a quelli (più rari) di quiete, fino alla scelta assolutamente puntuale degli attori, su cui ci soffermiamo più avanti, per concludere con una colonna sonora tra le più belle della storia del cinema, note epiche e romantiche che avvolgono lo spettatore e lo trascinano in questa storia senza tempo.

 

Raramente sul grande schermo si è visto un simile assemblaggio così ben riuscito, raramente da spettatore sono stato travolto da una simile potenza narrativa.

Plauso doveroso quindi a Michael Mann, che tra i suoi meriti annovera anche quello di essersi reso conto di avere realizzato qualcosa di inimitabile e non ha più calcato (credo volutamente) questi sentieri. E plauso non meno doveroso allo straordinario cast, dove tra un Daniel Day Lewis perfetto nel ruolo di Nathan e una Madeleine Stowe bella da far male al cuore in quello di Cora spicca uno strepitoso Wes Studi nei panni del villain Magua, autentica maschera di spietato rancore dietro la quale nasconde il dolore per la perdita della famiglia per mano degli Inglesi (e non avergli dato l'Oscar come miglior attore non protagonista, anzi non averlo neanche nominato, è qualcosa che grida vendetta).

Pellicola straordinaria anche per gli spunti che vengono disseminati nel corso degli eventi: dalla scena iniziale di caccia emblema di un rapporto uomo – natura che è proprio delle popolazioni che vivono a stretto contatto con il wilderness, al sentimento di amicizia fra i coloni europei e nativi che ignora ogni divisione razziale, fino alle rivendicazioni dei Coloni nelle trattative con gli ufficiali dell'esercito, prime scintille di quell'incendio che sarebbe divampato di lì pochi anni e sarebbe passato alla storia come Guerra d'Indipendenza (e del resto il regista in qualche misura prende una posizione poiché se c'è un ufficiale che in questo film fa la figura del gentiluomo, quello è il comandante delle truppe francesi)

Meraviglioso capolavoro della settima arte, visione imprescindibile.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati