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Giungla d'asfalto

Regia di John Huston vedi scheda film

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La recensione su Giungla d'asfalto

di steno79
10 stelle

Voto 10/10 Uno dei vertici del cinema di John Huston e uno dei capolavori assoluti del cinema "noir". Tratto da un romanzo di W.R. Burnett, è un ritratto cupo e senza possibilità di redenzione di criminali, avvocati disonesti e ricettatori che cercano di farsi le scarpe a vicenda dopo una rischiosa rapina in una gioielleria. Il film mantiene una struttura corale con personaggi vividamente definiti dalla sceneggiatura e benissimo interpretati dagli attori: c'è Dix (Sterling Hayden), piccolo scommettitore assoldato dalla malavita che sogna di tornare nella sua fattoria nel Kentucky con la donna che lo ama Doll (Jean Hagen); c'è Hugo (Louis Calhern), avvocato corrotto con moglie ignara delle sue attività losche e una sexy mantenuta, che vorrebbe appropriarsi dell'intero carico di diamanti rubati, e c'è il pregiudicato Doc Riedenschneider (Sam Jaffe) che ha progettato un colpo a suo dire perfetto e non si dà pace quando il piano inizia ad andare storto. Fra gli attori primeggia forse Sam Jaffe nel ruolo di "Doc", mente criminale alla base della rapina, che per la sua interpretazione fu premiato come migliore attore alla mostra di Venezia, ma sono molto espressivi anche Hayden, Calhern e una giovane Marilyn Monroe che ha solo due scene, ma lascia già intravvedere un talento recitativo troppo a lungo sottovalutato. La regia di Huston è ammirevole nella resa figurativa della città da incubo e nelle atmosfere tragiche che si avvertono soprattutto nella parte finale, e sarà imitata da molti altri registi che si cimenteranno con il "noir"; fra i vari pezzi di bravura vanno menzionati la scena della rapina e il finale in campagna. La versione italiana ha comicamente italianizzato o cambiato i nomi dei protagonisti. Il film avrà molti omaggi successivi: Kubrick ne riprendera' il protagonista Sterling Hayden in "Rapina a mano armata" e i fratelli Coen prenderanno in prestito il nome Riedenschneider per un personaggio di "L'uomo che non c'era". Una tragedia pessimista e amara di altissima tenuta registica.

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