Regia di Adriano Celentano vedi scheda film
La destrutturazione fatta pellicola; lo scher(n)o strappato, e ricucito male, con le toppe. Ovunque. E per questo non si sa dove guardare, e SE guardare; ma soprattutto ci si abitua a non-sentire. Perchè se il montatore d'immagini Celentano mostra d'avere indubbio talento, lo sceneggiatore medesimo annaspa, da sempre, in salmastri acquitrini fatti di Illuminazioni (e) smentite; fonemi lavici riempitivi dello spaziotempo tra una Pausa e l'altra. Suggestioni primitive, scorrettezze filmiche d'ogni tipo e sperimentalismo più sfacciato (e compiaciuto) si coniugano in un divertissement che a tratti pare proprio prendersi dannatamente Sul Serio. L'esito è assurdo, tutto sommato iconoclasta & iconografico all'un tempo (com'è, del resto, la natura più autentica del 'celentanesimo' tutto), futurista & bucolico, anarcoide & beghino. E' un bagno di ossimori da cui si esce sporchi. Piacevolmente, sporchi. Preparo i paraventi, ma m'è venuta questa riflessione: a David Lynch sarebbe piaciuta più d'una scena. A Lars Von Trier, probabilmente, tutte le altre.
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