Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Personalmente uno dei miei Peckinpah preferiti, nonstante la critica lo consideri uno dei suoi film meno riusciti. Unico film di guerra del regista è una descrizione rassegnata e pessimista dell'orrore della guerra che trasforma gli uomini in entità meccaniche e amorali. In questo inferno di sangue e di corpi gli eroi perdenti e disillusi (scelta non casuale: i protagonisti sono i tedeschi della seconda guerra mondiale)non hanno nemmeno più la voglia di tornare a casa, tanto sono ormai sradicati dalla normalità e avezzi all'orrore. L'unica salvezza come spesso accade in Peckinpah è l'amicizia virile che qui lega indissolubilmete il caporale Steiner agli uomini della sua compagnia. Memorabile Coburn.
Fronte russo 1943: le truppe tedesche sono ormai in rotta sotto le avanzate dell'armata rossa, il capitano Sransky membro dell'aristocrazia alsaziana è assetato di prestigio personale. Il suo unico desiderio è quello di conseguire la più alta onoreficienza militare tedesca: la croce di ferro, per far questo perde completamente di vista la realtà e si fa trasferire in uno dei più pericolosi teatri di guerra. In realtà è un codardo e per avere la croce cerca di archittettare ogni sorta di intrigo, mettendo anche a rischio i suoi soldati. Il caporale Steiner è un eroe di guerra che ha già conseguito la croce di ferro, lontano anni luce da Stransky, Steiner è legato ai suoi uomini e disprezza tutti gli ufficiali assetati di onori e vanagloria. Dopo l'ennesima montatura di Stransky, Steiner diventerà l'unico ostacolo tra lui e la croce di ferro...
nulla
Affascinante e convincente: una delle poche attrici amate da Peckinpah che la volle in due suoi film.
Bravo nel ruolo dell'ambizioso e codardo Stransky.
E' il colonnello Brandt. Interpretete dalle grandi doti attoriali è una presenza notevole.
Titanico. Carismatico e perfettamente in parte con il suo volto da duro e l'andatura dinoccolata. Riesce a rendere grande umanità nei rapporti con i commilitoni e insieme la rassegnazione alla guerra che lo porta meccanicamente a uccidere senza cercare vie d'uscita.
La sua maestria registica emerge chiaramente nelle sequenze di morte dilatate al rallentatore e nella scena allucinatoria all'ospedale.
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