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Operazione sottoveste

Regia di Blake Edwards vedi scheda film

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La recensione su Operazione sottoveste

di scandoniano
7 stelle

 

Il raffinato tenente Holden (Tony Curtis) giunge quasi per caso sul sommergibile capitanato dall’integerrimo comandante Sherman (Cary Grant), durante la seconda guerra mondiale. Il suo tenore di vita altolocato e la quasi totale inesperienza della vita di bordo lo rende apparentemente inutile. Ma Holden è un gran motivatore, ma soprattutto un traffichino da competizione: la sua attitudine renderà il Sea Tiger un sottomarino memorabile.

 

La maestria di Blake Edwards e scelte di casting più che adeguate rendono questo “Operazione sottoveste” (conosciuto anche come “Una nave tutta rosa”) un classico della Hollywood del periodo d’oro. Il tocco magico dietro la macchina da presa, ma soprattutto la sceneggiatura complessa (nomination agli Oscar del 1960), con numerosi sottotesti, delicati ammiccamenti, efficaci metafore ne fanno un irriverente gioiellino di comicità esplosiva. Colpiscono in particolare i dialoghi, molto ben studiati (e che in lingua originale rendono ancora meglio),  nonché l’equilibrio tra i due protagonisti, divisi inizialmente da un insanabile manicheismo, che duellano senza guerreggiare. Merito della scelta di due protagonisti molto credibili nei propri ruoli (l’aplombe inglese di Grant e la dinamica faccia da schiaffi di Curtis).

E di guerra non parla nemmeno la trama, pur collocandosi alla fine del 1941, in piena seconda guerra mondiale. L’interesse degli autori non è quello di dileggiare la guerra, bensì di connotare in maniera sardonica alcune dinamiche sociali, indipendenti dalla collocazione bellica.

Il film è narrato tutto in flashback, una moda per la Hollywood degli anni ’50 da “Sunset Boulevard” in poi. La guerra è solo sullo sfondo, quasi non ce ne si accorge. I pericoli vengono più dai connazionali che dai giapponesi. Anche quest’ultimo aspetto è emblematico del modo di narrazione del maestro Edwards, tratto indelebile di un autore indimenticabile.

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