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Jackpot

Regia di Mario Orfini vedi scheda film

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La recensione su Jackpot

di mm40
3 stelle

Un'anziana miliardaria mette sette bambini-geni al lavoro su un elisir di lunga vita, coordinati da un robot-computer saccente e frivolo. Proprio quest'ultimo chiama in causa il minus habens Furio, mettendolo a insegnare ai piccoli come regredire mentalmente all'infanzia.

 

Perchè Adriano Celentano, star cinematografica di primo piano negli anni Ottanta, è poi improvvisamente scomparso dal grande schermo, ripiegando su rare (e strapagate) apparizioni sul piccolo? La risposta è tutta in questo Jackpot, giocattolone ad alto costo e incasso - purtroppo: giustamente - prossimo allo zero, nel quale il Molleggiato fa il bello e il cattivo tempo suscitando più noia che curiosità, più sbadigli che sorrisi. Una sceneggiatura fumettistica e scompaginata (di Celentano, Grazia Giardiello, Max Ember, Roberto Iannone e del regista-produttore Mario Orfini) si mette al servizio delle gag squinternate ed egomaniacali del protagonista, certo bravissimo, ma non a fare sempre e solo sè stesso: il Celentano ecologista, buonista, predicatore, Peter Pan, messia a oltranza è davvero una perdita di tempo. E non l'ha deciso chi scrive: l'ha deciso il pubblico, che ha disertato in massa le sale all'epoca dell'uscita e ha decretato così la fine prematura della carriera del Nostro quale attore di cinema, cosa che peraltro non può non destare qualche rammarico. Per l'Italia gli standard sono da kolossal: interpreti di richiamo internazionale (Carroll Baker, Christopher Lee, Johnny Melville, Kate Vernon), con ospite speciale nel cast il piccolo Totò Cascio (inguardabile anche a prescindere dall'età: un'esperienza sul set ormai l'aveva acquisita), confezione accurata con musiche di Moroder, fotografia di Tovoli e montaggio di Scalia: tutto inutile perchè è proprio la sostanza a vacillare, al di là della discreta forma con cui il prodotto viene presentato. Orfini aveva già diretto qualche pellicola, la più celebre delle quali era stata Mamba (1988); dopo questo passo falso tornerà dietro la macchina da presa soltanto dopo anni (L'anniversario, 1998), preferendo saggiamente dedicarsi soltanto alla parte produttiva del suo mestiere. 3/10.

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