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Batman. Il ritorno

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Batman. Il ritorno

di maso
6 stelle

"Batman" fu un grande successo di pubblico che incassò soldi a palate oltre ad aprire definitivamente la strada delle grandi produzioni americane sui supereroi, tale fortuna spinse i produttori a realizzare al più presto un sequel per proseguire la storia ed incassare nuovamente tanti bei dollaroni.

La direzione di Burton e l'interpretazione di Keaton furono ritenute fondamentali, entrambi vennero scritturati non senza difficoltà perché Keaton accettò solo a condizione che anche Burton rientrasse nel progetto ma il talentoso regista emergente fu in un primo momento titubante nell'accettare l'incarico, si convinse solo quando i produttori gli assicurarono carta bianca sull'intera realizzazione.

Apparentemente l'idea sembra vincente ma per il sottoscritto è l'errore fatale che ha reso "Batman. Il ritorno" un film molto inferiore al suo predecessore proprio perché ha l’aspetto della visione di Burton sulla figura di Batman: una favola nera piena di personaggi sinistri poco adatta ai bambini, sviluppata in una trama oltremodo contorta dove i cattivi del fumetto sono stati esageratamente rielaborati nella forma e nel colore, se nel primo capitolo Batman era adombrato dalla figura cartoonish ma fedele al fumetto del Joker gli veniva comunque concesso il dovuto spazio per non essere relegato al ruolo di comprimario, qui invece è condannato dalla sceneggiatura ad essere schiacciato da ben tre villains.

Il nemico pubblico numero uno dovrebbe essere il Pinguino seguito a ruota libera da Cat Woman,  infine Max Shrek ma in realtà è proprio quest’ultimo ad essere il mastro burattinaio con il suo bizzarro progetto di succhiare via l’energia della città, un piano poco emozionante per lo spettatore che vuole vedere i nemici storici di Batman sotto i riflettori e poco gli importa se Chris Walken è come sempre impeccabile nel ruolo, non frega un cappero a nessuno ne di lui ne tanto meno di suo figlio.

Il Pinguino è stato completamente reinventato rispetto ai fumetti di Bob Kane in cui incarnava la figura del gangster classico con un naso lungo come un becco, qui è invece un deforme a metà fra il pesce e il pinguino e nuovamente non incide la prova di De Vito truccato a dismisura, questa visione del personaggio non mi piace perché sembra più una mostruosità del mondo sotterraneo dove è stato scaricato dai suoi quando era in fasce, abbindolato da Shrek per far da paravento ai suoi piani criminosi si aggira per il film con le sue mani a pinna masticando pesce crudo quando non morde qualche naso dissanguando il povero malcapitato, vive nelle fogne dove si muove con un ridicolo anatroccolo meccanico giallo che stona non poco con i colori sinistri del suo covo popolato da pinguini muniti di lanciamissili che sono l’apoteosi del ridicolo.

Il Pinguino sciocca i più piccoli con la sua evidente mostruosità mentre la donna gatto stuzzica i papà con la sua felina sensualità: Michelle Pfeiffer è un’attrice capace e affascinante che nonostante si trovasse malissimo in quel costume virtualmente cucito addosso fu perfetta nel ruolo ma anche qui c’è da contestare una sceneggiatura che la porta a flirtare con Batman …Why? Warum ? Perché?

Lo sapete nei fumetti quante volte Batman ha vissuto un flirt? Mezza….forse una? Già nell’altro film lo avevate fatto inciuciare con Vicky Vale, potevate fargli fare il supereroe che combatte i suoi nemici in nome della pace a Gotham City e invece schiacciato da una trama confusionaria lo si vede a malapena far secco il Pinguino in una scena spettrale in linea con l’umore che Burton ha dato alla storia ma ho come l’impressione che abbia tolto le grappette ad un centinaio di giornaletti, li abbia gettati per aria e poi li abbia rimessi insieme alla rinfusa in un blocco unico dal quale è scaturito il film.

Questa volta il genio di Tim Burton è andato troppo sopra il pezzo snaturando la sua origine, deformando il suo mondo, aggiungendo personaggi inutili e inevitabilmente mettendo in secondo piano l’uomo pipistrello collocato fra la pera e il fico, nel senso che è troppo lugubre il suo mondo per piacere ai bambini e troppo caricaturale la sua figura e i suoi nemici per piacere ai grandi. 

Ovviamente da vedere per la qualità realizzativa ma molto deludente per il potenziale inespresso e per la stranezza generale di una sceneggiatura ridondante.

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