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Kong: Skull Island

Regia di Jordan Vogt-Roberts vedi scheda film

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La recensione su Kong: Skull Island

di maurizio73
5 stelle

Minestrone mainstream dalla scrittura intelligente che affastella tutto il repertorio citazionista e derivativo in una miscellanea di luoghi comuni e pacchiani stereotipi caratteriali e dove il divertimento dell'azione adrenalinica e la spettacolarità delle sequenze in CGI sono inversamente proporzionali all'approfondimento di psicologie e temi.

Promotori di una eterogenea spedizione scientifica americana su di una sperduta isola del Pacifico alla fine del conflitto vietnamita, l'eccentrico funzionario Bill Randa ed il suo riflessivo collega Houston Brooks, si mettono sulle tracce di un gigantesco primate che le leggende riferiscono abitare quei luohi inaccessibili. Scortati da una belligerante unità elitrasportata dei marines, guidati dall'esperto aviere di Sua Maestà James Conrad ed accompagnati dall'intrepida fotoreporter di guerra Mason Weaver, il gruppo si renderà ben presto conto che l'isola è un infernale paradiso preistorico dove il prolungato isolamento e la spietata lotta per la sopravvivenza hanno preservato mastodontiche e letali creature giurassiche. L'insperato aiuto di un reduce americano della seconda guerra mondiale naufragato sull'isola 30 anni prima, rimane la loro unica chance di sopravvivenza.

 

locandina

Kong: Skull Island (2017): locandina

 

Rinverdire i fasti di franchise fracassoni a base di lucertoloni giganti, gorilloni titanici e aracnidi ipertelici era un'operazione che metteva a serio rischio di bancarotta la Legendary Pictures, lanciata col primo Godzilla in megaproduzioni milionarie dove ai fasti dell'ambientazione ed ai contribuiti ipertecnologici della post produzione si deve sempre aggiungere il nutrito casting di stelle hollywoodiane di prima grandezza. Evidentemente il ritorno economico più che lusinghiero ha spinto i produttori a ripetere la già collaudata formuletta in questo ennesimo reboot delle vicende del più grande primate dal cuore tenero della storia del cinema, puntando sulla semplicità di una storia facile facile che sposa l'ingenuo gusto per l'avventura esotica con la roboante escalation del survival movie silvestre in salsa action. Niente di nuovo sotto il sole, o meglio tra le brume impenetrabili e perenni che circondano la solita isoletta del Pacifico, eletta dimora di creature mostruose chiara dimostrazione dei processi macroevolutivi di un lungo isolamento selettivo (The Lost World - 1925: i cui effetti speciali sono curati da O'Brien e Marcel Delgado famosi per l'invenzione della stop-motion utilizzata poi nel primo King Kong), e meta predestinata per l'eterogeno A-Team di scienziati, militari e curiosi per professione precipitati nel dominio incontrastato di una natura selvaggia e perigliosa per i capricci tragicomici di quel buontempone di John Goodman con qualche conto in sospeso da quelle parti. Se la presa in giro della retorica militarista appare chiara sin dal principio di un 'Duello nel Pacifico' prematuramente interrotto dalla necessità di far fronte comune ad un pericolo imminente, continua con la debacle vietnamita di quel buffone di Nixon alla vigilia del Watergate e finisce con elicotteri e bombardieri tirati giù come mosche, il piatto forte di questo minestrone mainstream sta' prorpio nell'intelligenza di una scrittura che affastella tutto il repertorio citazionista e derivativo dell'Amazing Cinema degli anni '50 e '60 in una miscellanea di luoghi comuni e pacchiani stereotipi caratteriali in cui il divertimento dell'azione adrenalinica e la spettacolarità delle sequenze in CGI sono inversamente proporzionali all'approfondimento psicologico e dei temi trattati. Insomma una chiara strizzatina d'occhio alla serialità storica di un genere (la SF appunto) che unisce il romantico esotismo dell'ambienzazione alle plausibili aspettative di una dottrina scientifica intesa, secondo Jacques Goimard, come moderno succedaneo di un mito religioso che guarda al passato, ma è inevitabilmente proiettata verso il futuro. Tra personaggi chiave spiaccicati senza preavviso, brillanti boutade politicamente scorrette e la tempistica impeccabile della prammatica yankee, la sopravivenza dell'uomo nel mondo delle creature selvagge si risolve nell'insperato aiuto di un essere brutale assurto a divinità protettrice dalla popolazione locale e mosso a compassione dalle sinuose forme della Fay Wray riveduta e corretta di una androgina e scattante Brie Larson. Cast di tutto rispetto (da John Goodman a Samuel L. Jackson, da Tom Hiddleston a Brie Larson, fino allo spassoso naufrago di John C. Reilly) e scoppiettante colonna sonora rock che conferisce un tocco di stile ad un'operazione commerciale che non si riduce al programmatico storyboard di uno scontro tra mostri...prossimi venturi.

 

Lei è più bella di un hot dog e una birra...al Wrigle Fields nel giorno di apertura.
(Word of... an original Chicago Cubs fan)

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