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Ghost in the Shell

Regia di Rupert Sanders vedi scheda film

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Ryo

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ghost in the Shell

di Ryo
4 stelle

Giorni fa ho guardato questo adattamento di Ghost in the Shell con Scarlett Johanson, e non era decisamente così che mi ricordavo il manga e il film originali, così ho rivisto l'anime del 1995 e ora posso confermarlo: il film hollywoodiano con il senso e il messaggio del manga originale non c'entra nulla di nulla. Nel live action il "maggiore", in preda ad una amnesia totale, scopre un piano ordito dalla stessa multinazionale che le ha "donato" un corpo robotico per trasformare gli uomini in docili marionette, e nello sgominarla si ricorda che faceva parte di un gruppo di no global antitecnologia salvando perciò anche un suo vecchio compagno black block trasformato in una specie di frankestein dalla multinazionale di cui sopra. Alla fine il maggiore diventa più umana di prima, ritrova la sua mammina e il nome che le avevano scippato, che ora può rivendicare con fierezza mentre si lancia in una missione identica a quella iniziale (flashback di Robocop del 1987 come se piovesse). Nel molto più atmosferico anime basato sull'opera originale di Masamune Shirow, invece, non c'è nessuna tensione ideale verso il passato della protagonista, solo verso il suo futuro, al posto del black block c'è una intelligenza artificiale incorporea divenuta autocosciente che nelle scene finali del film effettua un "merge" col maggiore donandogli le sue superiori capacità mentali e la facoltà di sfruttare parallelamente le infinite risorse della Rete (che Motoko, essendo un cervello umano in un corpo cibernetico, non possedeva). Così si verifica l'esito finale della legge dei ritoni accelerati: la fusione fra uomo e la IA da lui generata, e la nuova entità si lascia alle spalle sia la sezione 9 che la multinazionale che la stava cercando per immergersi nel ciberspazio. Morale della storia: nonostante abbia avuto 22 anni di tempo per mettersi al passo con i giapponesi del 1995 la Hollywood del 2017 si conferma tecnofoba, retrograda ed intrisa di una demenziale retorica sul suprematismo umano. Complimenti e congratulazioni vivissime al produttore e a tutta la troupe. La prossima volta buttate il VHS di Terminator del 1984 prima di occidentalizzare un film giapponese.

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