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The Darkness

Regia di Greg McLean vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Darkness

di maurizio73
4 stelle

Tra gli Echi mortali di case infestate dagli spiriti ed i Dark Skies di un'adduzione aliena formato famiglia, il plot di questo quarto lungo dell'australiano McLean ripete lo schema di un assedio domestico alla Poltergheist in cui l'unità minima del modello ideale del sogno americano viene messo a dura prova da forze che vorrebbero disgregarlo.

Al ritorno da una escursione nel Grand Canyon, una famiglia californiana viene assediata dagli spiriti malevoli evocati dagli amuleti votivi che il più piccolo di casa ha portato inconsapevolmente con sè. Tra una crisi coniugale incipiente, un figlio affetto da autismo ed una carriera professionale alla prova del nove, il capofamiglia dovrà fare gli straordinari per proteggere il focolare domestico dall'assedio delle misteriose entità inferiche.

 

locandina

The Darkness (2016): locandina

 

Tra gli Echi mortali di case infestate dagli spiriti ed i  Dark Skies di un'adduzione aliena formato famiglia, il plot di questo quarto lungo dell'australiano McLean finisce per ripetere lo schema di un assedio domestico alla Tob Hooper (Poltergheist) in cui l'unità minima del modello ideale del sogno americano viene messo a dura prova da forze misteriose e potenti che vorrebbero disgregarlo. Ovviamente non stiamo parlando delle tentazioni fedifraghe di un marito alle prese con una avvenente collaboratrice nè della problematica gestione di un figliolo introverso con il pallino per il collezionismo di cianfrusaglie, ma di pericolosi spiriti Anasazi in grado di metterti a soqquadro la cucina ed aprirti un portale nel soggiorno in collegamento diretto con l'aldilà. Solo un pretesto purtroppo per una storia più che telefonata dove i pochi soprassalti della paura sono annegati nel mare di noia di un minutaggio neanche troppo lungo (solo 92') ed in cui la banalità delle soluzioni visive viene amplificata dall'insipienza di un montaggio che fa la spola tra le scene d'ufficio e quelle di casa, tra una corsa al pronto soccorso ed una chiamata ai vigili del fuoco, tra i sassi sotto al letto ed i murales sulla parete attrezzata. Roba da augurarsi lo sterminio purtroppo improbabile di una famiglia destinata a salvarsi dalle maledizioni indiane attraverso il solito rituale di interazione multimediale con una dimensione parallela quando c'è chi intorno a loro rischia grosso (la suocera) o finisce per rimetterci le penne (il vicino). Insomma una sit-com a sfondo horror che si dimentica ben presto degli spazi aperti con cui era iniziata (dall'autore di Wolf Creek c'era da aspettarsi di più) per tuffarsi anima e corpo nella rivalsa eroica di un pater familias che si fa perdonare inadempienze e scappatelle con i generosi slanci di un sacrificio personale di cui non ci sarà ovviamente bisogno. Non bastasse la piattezza di dialoghi e situazioni, ad aggravare le cose un casting particolarmente stereotipato tra l'avvenenza di una ancora piacente quarantenne come Radha Mitchell e l'impietoso cerone che non riesce a camuffare l'imminente ingresso nelle senescenza per un decotto tombeur de femmes come Kevin Bacon; tra le fregole della solita adolescente di Lucy Fry e la chiusura emotiva del giovane David Mazouz, caso clinico di particolare antipatia per cui si è indecisi tra il lettino dello psichiatra ed i paramenti di un buon esorcista. Si rifà ampiamente del suo al box office, ma viene giustamente stroncato dalla critica; e vorrei vedere.
Manitù, manitù sotto al letto guardaci tu...

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