Regia di David Leitch vedi scheda film
David Leitch, stuntman e soprattutto stunt-coordinator che nella co-direzione di "John Wick" nel 2014 si dimostrò piuttosto abile nella messa in scena dell'azione, crea questo interessante "Atomic Blonde", tratto dalla graphic novel "The Coldest City" del 2012.
Si tratta di uno spy-movie/action con protagonisti Charlize Theron e James McAvoy, nei panni di due agenti segreti in un operazione di spionaggio poco prima della caduta del muro di Berlino (1989).
Essenzialmente è un film molto simile a "John Wick" nella struttura e in vari aspetti, ma questo è più torbido, più violento, più sporco.
Si premette subito che nella sceneggiatura di Kurt Johnstad (scrittore di "300", diretto da Zack Snyder) non si capisce niente o quasi: la storia di spionaggio è raccontanta in maniera prima farraginosa, poi pasticciata, infine ambigua e in poche parole incomprensibile nonostante lo spettatore finisca comunque per intuire (più o meno) quali siano i più cattivi, poichè proprio buono non c'è nessuno.
Anche nei personaggi, da una parte la super spia protagonista è perfetta con il volto duro di Charlize Theron e il suo personaggio è un'affascinante macchina da guerra, dall'altra il co-protagonista McAvoy ce la mette tutta con la recitazione ma il suo personaggio è veramente troppo fiacco di fronte alla sua grande importanza nell'intera vicenda.
Finite le note negative, per "Atomic Blonde" conta esclusivamente la regia sul lato visivo e nelle soluzioni di intrattenimento.
David Leitch si dimostra abilissimo nel creare delle sporche ma fascinose atmosfere di un mondo di criminali, con l'auto dell'ottima colonna sonora curata da Tyler Bates (ricca di pezzi degli anni '80) e con l'ottima fotografia di Jonathan Sela (lo stesso di "John Wick").
Ma soprattutto David Leitch crea delle grandi sequenze di azione, le coreografie sono impressionanti come impressionante è la maniera in cui Leitch riesce a far muovere le telecamere attorno ai corpi che si scontrano in lunghissimi combattimenti finendo quasi sempre per far distruggere tutta la scenografia che gli sta attorno.
Da segnalare il grande piano sequenza verso il finale, con una sequenza di combattimenti in un palazzo che vengono ripresi da angolazioni apparentemente impossibili e che persino l'Alejandro González Iñárritu del sopravvalutato "Revenant" si sognerebbe di fare.
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