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Glory - Non c'è tempo per gli onesti

Regia di Kristina Grozeva, Petar Valchanov vedi scheda film

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La recensione su Glory - Non c'è tempo per gli onesti

di alan smithee
8 stelle

L'epopea tragicomica e grottesca di un solitario manutentore di binari balbuziente che sceglie, a sue spese, la via della legalità sfidando, in modo impari, i tentacoli di uno stato burocrate e corrotto. Con atmosfere sterzanti che ricordano il sarcasmo del cinema di Petri

locandina

Glory (2016): locandina

Un solitario ferroviere, afflitto da una acuta forma di balbuzie che lo isola quasi completamente dai rapporti umani con l'ambiente circostante, durante una sua azione di manutenzione di routine sui binari, scorge come al solito alcuni suoi colleghi intenti a derubare gasolio da un locomotore per rivenderlo, fa uma scoperya sensazionale.

Ma soprattutto trova, poco più avanti, sui binari in un tratto desolato e privo di anime, una sacca abbandonata ed aperta, dalla quale fuoriesce un ingente bottino in banconote da grosso taglio.

Anziché intascarsi il malloppo, come inizialmente ed umanamente è tentato di fate, l''uomo riporta il tesoro alle autorità, in qualche modo obbligate a trasformarlo in un eroe.

Verrà premiato dalla ambiziosa responsabile delle pubbliche relazioni in capo al Ministero dei Trasporti, bella donna dinamica ed in carriera, che gli assegnerà per premio un orologio.

Stefan Denolyubov

Glory (2016): Stefan Denolyubov

Un aggeggio moderno e mal funzionante, che la donna con veemenza cingera' al braccio del ptemiato, togliendo all'uomo la vecchia ma precisa patacca che egli portava al polso, ricordo per l'uomo inestimabile della memoria paterna.

Insomma l'orologio si perde, e per il poveraccio, afflitto da gravi difficoltà ad esprimersi, inizia un calvario tragicomico con cui egli tenta, ma invano, di far valere i propri diritti, la propria dignità o quel poco che ne resta.

Ma battersi contro uno stato corrotto, contro una malafede dilagante, e contro una stampa tendenziosa che vuole solo strumentalizzare i fatti per lucrarci sopra, comporta solo il peggioramento delle cose: fino ad una vera e propria tragedia finale.

Margita Gosheva

Glory (2016): Margita Gosheva

Una co-produzione slavo-bulgara-francese da parte del duo registico Kristina Grozeva e Petar Valchanov, che si rifugiano, con ottimi esiti, nei meandri della farsa e del grottesco per spingerci entro scorci desolati di corruzione dilagante da una parte, ma anche per tratteggiarci acuti e sarcastici ritratti di donne in carriera che sfidano i limiti naturali di una maternità che non sentono per nulla nelle proprie corde, ma che affrontano come un procedimento burocratico qualsiasi sottoponendosi a cure ormonali condotte con distratta noncuranza.

Stefan Denolyubov

Glory (2016): Stefan Denolyubov

Stefan Denolyubov

Glory (2016): Stefan Denolyubov

E il film, che fa sorridere amaramente, è ben condotto e tira sferzate feroci ovunque, come in un film di Elio Petri, nell'ambito di una società che pare impazzita da una frenesia contagiosa verso l'accaparramento e la rincorsa ad arrivare primi a danno si tutti gli altri concorrenti.

Il film disegna un personaggio protagonista dolorosamente vittima di una società con cui non riesce più a confrontarsi anche indipendentemente dai suoi gravi problemi di dizione, preferendo - e non possiamo che ben comprenderlo - la compagnia dei suoi silenziosi ma ben più affidabili amici conigli.

Ben comprendendo che la dignità è meglio lasciarla da parte, di fronte ad un muro di gomma impenetrabile alimentato da una concezione di vita distorta, materialista e menefreghista delle altrui necessità.

Tutto il peggio di un Occidente che avanza, insomma.

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