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Un tirchio quasi perfetto

Regia di Fred Cavayé vedi scheda film

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La recensione su Un tirchio quasi perfetto

di lino99
6 stelle

Graziosa esagerazione sulla figura dell'avaro

Dany Boon è uno tra i comici francesi più famosi, grazie soprattutto a quel "Giù al nord" rifatto poi dal "nostro" regista Luca Miniero con il dittico "Benvenuti al...", e a qualche altra commedia come "Supercondriaco". Questa volta non è al suo fianco Kad Merad, ma si mostra come assoluto protagonista di una farsa che sembra continuare con la presa in giro di determinati caratteri: dall'ipocondriaco del film sopracitato si cimenta nel ruolo di Francois, un uomo degno del teatro classico che definire avaro o tirchio è eufemismo, a tal punto che usa il lampione del giardino condominiale per illuminare casa sua, mangia cibo scaduto e gli avanzi che gli capitano e quando una persona pronuncia davanti a lui la parola "regalo" rabbrividisce. Un giorno però la sua pignoleria dovrà fare i conti con una ragazza che sostiene di essere sua figlia, nata peraltro sempre a causa della strana ma non rara indole paterna. Forse in fondo in fondo non è solo quello che tutti superficialmente danno per scontato che sia (anche se è un dato di fatto: basti pensare alle storie che fa ad una cassiera per tre centesimi). Boon offre un'interpretazione assolutamente degna di nota e per niente facile, dato che il suo personaggio, pur rimanendo un'iperbolica, esagerata rappresentazione di uno dei sette peccati capitali, mostra anche una certa complessità, una tendenza che non vorrebbe avere, che lo fa stare male, lo fa tornare a casa a testa bassa e triste: l'attore francese riesce a trasmettere tutto il potenziale comico di questo character, tra disperate urla in risposta a fattori "costosi", smorfie e momenti di tensione dovuti allo spaventoso e pericolosissimo arrivo del cameriere col conto alquanto salato, nella scena migliore della pellicola, il culmine dei suoi isterismi, con annesso solito omaggio di "Shining" (ascia più porta). Ma riesce anche ad essere credibile nelle sequenze ricolme di lacrime. La regia è di Fred Cavayé che, anche in veste di cosceneggiatore, realizza un filmetto leggero, grazioso, un pò buonista e a tratti smielato, ma comunque in grado di strappare non poche risate, grazie soprattutto a Boon, caratterista d'eccezione, salvando una storia che difatti ha solo bisogno di un attore con grande mimica che la regga.

 

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