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Il romanzo di Mildred

Regia di Michael Curtiz vedi scheda film

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La recensione su Il romanzo di Mildred

di degoffro
8 stelle

Inizio col botto: un uomo, mentre viene ucciso, pronuncia il nome Mildred; una donna tenta il suicidio, ma viene salvata da un agente di polizia. Successivamente la donna, che scopriamo essere Mildred, incontra Wally, un amico di vecchia data, da sempre innamorato di lei e con lui si reca nella villa sul mare, ma poi scappa lasciando che Wally si imbatta nel cadavere dell'uomo ucciso. Al commissariato si viene a scoprire che il morto era il secondo marito di Mildred la quale inizia un lungo racconto. Ispirato a una novella di James M. Cain, musicato dal grande Max Steiner, è un melodramma noir, raccontato in un lungo flashback, ricco di sfumature e sorprese, audace, per l'epoca, nei contenuti, diretto con la consueta esperienza da Michael Curtiz e dominato da una magnifica Joan Crawford. Interessante in particolare la descrizione dei due caratteri femminili contrapposti: da un lato Mildred, casalinga e ottima cuoca, sempre preoccupata di garantire alle sue due figlie un tenore di vita altissimo, in modo che non sopportino le miserie che ha conosciuto. Una volta separatasi dal primo marito, Mildred trova lavoro dapprima come cameriera, poi riesce ad avviare una redditizia catena di ristoranti: il prototipo della moderna donna in carriera. Dall'altro sua figlia maggiore Veda, ragazza viziata, egoista, ambiziosa e falsa, sempre pronta a rinfacciare alla madre le sue umili origini, ma anche a chiederle di continuo soldi per soddisfare le sue superficiali, vuote e costose aspirazioni, disposta anche a fingersi incinta, pur di estorcere soldi al giovane marito in sede di divorzio. Gli scontri e i diverbi tra le due donne sono il punto di forza del film, anche se forse poco credibile appare il ruolo di una madre, quasi succube, comunque vulnerabile e fragile, che accetta di continuo di essere lo zimbello di una figlia priva di scrupoli e senso morale. In questo senso in alcuni sviluppi narrativi si notano curiosi punti di somiglianza con il capolavoro di Sirk "Lo specchio della vita": anche lì una figlia che rinnega le umili origini, desiderando un tenore di vita altissimo e arrivando, come Veda, una volta scappata di casa, a ballare in fumosi locali notturni, pur di mantenersi. Nel film di Curtiz però pare non esserci ravvedimento in Veda che, fino alle fine, sembra mantenere la sua natura crudele e spietata, senza il minimo rispetto della madre, colpevolizzata in ogni suo gesto ed in ogni sua azione. Un'opera vibrante e appassionante, splendidamente interpretata anche da Ann Blith, nei panni di Veda, dai dialoghi, a volte, piuttosto datati. 6 nominations all'Oscar (tra cui per il miglior film e le migliori attrici non protagoniste) ma una sola statuetta vinta da Joan Crawford e consegnatale a casa perché l'attrice, la sera della premiazione era malata.
Voto: 7

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