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Nemesi

Regia di Walter Hill vedi scheda film

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La recensione su Nemesi

di supadany
5 stelle

Walter Hill che dirige e due attrici protagoniste – Sigourney Weaver (Aliens. Scontro finale) e Michelle Rodriguez (Resident evil, Machete, Avatar, Fast and furious…) - che sono prototipi delle women in action, per giunta nell’anno del successo globale di Wonder woman, al cospetto di una trama che forza al massimo grado le coordinate di appartenenza sessuale.

Tre fattori che attirano l’attenzione, seguitando il medesimo effetto del miele su un orso, penalizzati da una serie di limiti palesi, che comunque non possono cancellare completamente un sottobosco destabilizzante come pochi altri.

Frank Kitchen (Michelle Rodriguez) è un sicario infallibile che vede la sua vita sconvolta, e rivoltata come un calzino, quando la dottoressa Rachel Jane (Sigourney Weaver) si vendica per l’uccisione del fratello, trasformandolo chirurgicamente in una donna.

Tenuto sotto osservazione, Frank non può che covare a sua volta vendetta nei confronti di tutti i responsabili di questa tremenda punizione, aggiungendo alla sua indubbia preparazione una rabbia ferina.

 

Michelle Rodriguez

Nemesi (2016): Michelle Rodriguez

 

Quel diavolo di Walter Hill l’ha fatta ancora una volta fuori dal vaso. Con un soggetto dotato di un centro di gravità troppo problematico per garantirsi il supporto di uno marchio hollywoodiano, arrivando addirittura a mettere in allarme preventivo alcuni movimenti Lgbt, dirige avvalendosi di un budget ridotto all’osso – solo 2,5 milioni di dollari – in soli venticinque giorni di lavorazione.

Si parla di una grossa restrizione che penalizza la cura della messa in scena e, in particolare, l’espansione action, che non decolla praticamente mai, nonostante la quantità di pallottole presenti e un po’ di sangue, con coreografie poco oltre la bozza, a eccezione di un accenno labirintico, comunque un po’ superficiale nella macchinazione, nel momento della risoluzione definitiva. Per un regista usualmente esplosivo (senza riavvolgere troppo il nastro del tempo, basta dare uno sguardo al precedente Jimmy Bobo – Bullet to the head), non sfogarsi quando l’azione dovrebbe emergere non è un dettaglio di poco conto.

Consequenzialmente, emerge maggiormente lo spunto dell’assegnazione sessuale, un’idea che da sola vale il prezzo del biglietto, così come i novanta minuti spesi per la visione.

Architettato su due piani temporali, uno più complesso dedicato a Frank, l’altro principalmente discorsivo affidato alla dottoressa Rachel, Nemesi ha la pelle del revenge movie, con una doppia spirale di vendetta da proporre, sotto la quale covano concetti identitari e morali approfonditi solo parzialmente.

D’altronde, è anche vero che basta una generosa Michelle Rodriguez alla scoperta del suo nuovo corpo, obbligata a farne i conti e vedersi riflessa in uno specchio, per creare quel disorientamento che si manifesta nel confronto tra le funzioni del corpo e il volere della mente, tra desideri e istinti, tra la stessa realtà e la finzione (all’inizio, Michelle Rodriguez interpreta anche la versione maschile), una confusione espressamente ricercata.     

Dunque, gli stimoli ci sono e indotti con un innato sadismo, ma bisogna sempre fare i conti con una fretta espositiva esplicitata continuamente, con il coraggio dell’autore circoscritto principalmente da fattori esterni, comunque castranti (la mancata fiducia di produttori scarsamente preposti al rischio d’azienda), e anche da qualche rallentamento di troppo, scaturito dalla dispersiva doppia visuale (presente/passato, Rachel/Frank) che conduce comunque ad alcune rivelazioni.

Sulla base di queste considerazioni, Nemesi diventa un b-movie tematico, un’opera periferica che non fa prigionieri, da prendere o da lasciare, comunque da non relegare in un immeritato oblio.

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