Espandi menu
cerca
Paterson

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

Recensioni

L'autore

LorCio

LorCio

Iscritto dal 3 giugno 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 145
  • Post 34
  • Recensioni 1625
  • Playlist 251
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Paterson

di LorCio
8 stelle

Geografia: Paterson è una città del New Jersey abbastanza grande, che ebbe un ruolo significativo nella rivoluzione industriale americana. Letteratura: Paterson è il titolo del poema di William Carlos Williams, dedicato appunto al luogo che egli elesse a culla della sua poetica. Storia: alcune personalità sono legate a questa città, qualcuno c’è nato (Lou Costello, il pugile Hurricane) e qualcuno c’è finito da molto lontano (l’anarchico Gaetano Bresci). C’è un barista, lì a Paterson, talmente appassionato al tema da appendere sulla parete dietro al bancone le foto, gli articoli, i ritagli di giornale riguardanti le celebrità della città. Ha trovato perfino un pezzo su un comitato femminile che elesse Iggy Pop uomo più sexy del 1970. Perché appendere una notizia del genere? Perché comunque si parla di Paterson, e allora perché non salvarlo dall’oblio?

 

scena

Paterson (2016): scena

 

Città industriale, vagamente tristanzuola, baciata da luci pallide, è attraversata dal protagonista – che si chiama Paterson – conducente di autobus in un percorso che sarebbe ogni giorno uguale a se stesso se non fosse per la diversa fauna incontrata. Ma è anche vissuta, nelle pause pranzo al quartiere trascurato o nelle camminate serali che puntualmente finiscono nel bar di cui sopra, i cui avventori si muovono in una pigra routine. Le persone indirettamente ma soprattutto il contesto sono la fonte d’ispirazione del protagonista, che appunta poesie sul suo taccuino senza il bisogno di rendere il mondo partecipe (né di fare fotocopie). Tutti i giorni allo stesso modo. Ed ecco l’asse portante di Paterson: il quotidiano. Anzi: l’esperienza. Quella di Paterson è una poesia dell’esperienza del quotidiano tipicamente novecentesca (diciamo Sylvia Plath; e citiamo anche Giovanni Giudici, uno dei capiscuola italiani), che nasce dalle cose della realtà. La cosiddetta poesia delle piccole cose, espressione fin troppo abusata ma che qui trova una sua ragione per ciò che accade.

 

Adam Driver

Paterson (2016): Adam Driver

 

In Paterson accadono litigate annacquate in un bicchierino, passeggiate col cane (un genio) che ti trascina dove vuole lui, incontri con bambine precocemente votate alla malinconia, un guasto all’autobus, un rapper di fronte alle lavatrici a gettoni, perplessità sui muffin cucinati da una donna molto amata ma con troppe velleità artistiche. Cose così, che Jim Jarmush osserva con la quieta intimità che il suo eroe sa donare alle parole impresse sulla carta (e sullo schermo, che per un’intelligente decisione dell’autore restano in lingua originale: la poesia tradotta, d’altronde, è come la doccia con l’impermeabile). Eppure fa sentire ciò che nel film non si vede: la palla di fuoco che rischia di diventare l’autobus in panne, capace di distruggere tutto il microcosmo che Paterson ha riportato sui fogli infine perduti nel modo più incredibile ma forse più tollerabile. Come un inatteso broken flower, è un film toccato dalla grazia di non dire verità messianiche, con la gentilezza di chi cerca un posto nel mondo e forse l’ha trovato; e allo stesso tempo perpetuamente teso alla tentazione d’essere altro, un cuore che arde cercando in quel posto la possibilità di andare altrove, restando dentro un taccuino pieno di pagine bianche.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati