Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
Se non avesse fatto il regista Yimou sarebbe stato senz'altro un pittore. Il modo in cui utilizza le varie tonalità di colore, i filtri, le grane, lo rende capace di un cinema sgargiante, che ruba l'occhio e che è capace di ammaliare. In realtà il gusto pop per l'estetica non è mai mancato al regista cinese , che osava e stupiva con "La foresta dei pugnali volanti" già anni fa, prima del tracollo di "Hero" , mero esercizio di stile senz'anima.
Primo film del regista recitato in inglese in Cina, coproduzione cinese/americana, The Great Wall è un omaggio sentito alla muraglia cinese, ultimo baluardo alla difesa dell'impero attaccato da creature degli inferi (nient'altro che metafora dell'aviditá umana). Visivamente ricorda la sontuosità della "Città Proibita" , uno dei lavori migliori di Yimou, anche se denuncia da subito la sua natura scanzonata e fantasy; Matt Damon, nei panni del mercenario Garin in cerca della polvere nera (un'antenata della polvere da sparo che sembra davvero sia stata inventata in Cina) per fare un po' di soldi , è la star giusta per veicolare un prodotto in grado di cogliere un ampio pubblico, e soprattutto è un attore in grado di caricarsi sulle spalle un film che non ti aspetti.
In qualche momento si esagera con la computer grafica ma tutto sommato ci si diverte. Il ritmo è indiavolato, il prodotto è innocuo. Ma la scena finale nella torre è un capolavoro di spazi calcolati al millesimo, un mosaico di geometrie avvolte da colori ipnotici che bombardano i sensi. E allora lasciamoci trasportare da questo vivido spettacolone.
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