Regia di Ewan McGregor vedi scheda film
Senz’infamia e senza lode... D’altronde, altro non suggeriscono il volto/la carriera/il talento del pur ardimentoso Ewan McGregor che ha voluto dare al best-seller di Philip Roth (dandosi del protagonista), la fin troppo facile trasposizione cinematografica di un racconto americano contemporaneo bellissimo.
Fermo restando il semi-plauso al coraggio per il l succitato eroe/regista di rosso pelo, confesso sommessamente che l’idea che mi ero fatto, leggendo dello “Svedese” di cui parlava Roth, era piuttosto diversa da quella che riesce a rendere il McGregor, non foss’altro per la prestanza atletica che nelle intenzioni di Roth andava sicuramente un’ottantina di yarde sopra. Ma vale anche nei confronti della fatale signora Dawn, miss-tutto- e-niente (e di conseguenza solo presunta strafica fragile nella sua superficiale risolutezza) che, soppressata sotto i neri sopracciglioni della Connelly, rende solo parzialmente il dramma di quella madre forte-ma- incantata, delusa-per-cui-perdente che Roth, ritengo, avrebbe voluto inscenare.
Dopodiché, date anche la pacate inclinazioni all’anonimato della Fanning Dakota (nei panni della bimba-bomba) della quale difficilmente si ricorda ogni cosa, si può concludere che Roth potrebbe ragionevolmente non aver avuto nessun interesse a vedere/veder realizzato questo film, ma che comunque, trattandosi di un suo best-seller, egli stesso od un mediocre spettatore qualunque qual è il sottoscritto , non avrebbe poi tanto da ridire sulla riuscita di questo film se, per film riuscito, ci si accontenta di un film preciso, diritto, correttamente interpretato e trasposto, o ci si accontenta di un’America che, tra le righe di Roth, si era potuta leggere molto più caustica che tra i fotogrammi del McGregor.
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