Regia di Woody Allen vedi scheda film
Allen adatta all'ambientazione tolstojana una costruzione della trama e una comicità sua tipicissima e introduce per la prima volta veri e propri richiami fellin-bergmaniani, dosati e rappresentati meglio delle citazioni esplicite del successivo Stardust Memories. Il gusto comico per la gag è ancora, e forse per l'ultima volta in modo così sistematico, quello della prima metà della carriera; sempre divertente e a volte irresistibile, e arrivato a una maturità e a una compiutezza altissima.
Come era spesso già accaduto, lo humor camuffa ma non troppo una intelligente critica sociale, anche se la vera, nuova, grossa componente, è quella della riflessione filosofica sulla vita (e quindi il suo estremo: l'amore) e la morte (vista anche all'interno di quella follia generale che è la guerra). Allen ci tiene a esprimere la sua opinione su questi pesantissimi argomenti (e non riesce a evitare una pur originale ma troppo esplicita letterarietà nel finale), e lo fa con la leggerezza (ir)rispettosa e l'ironia nervosa di chi, comunque, scherza per dimenticarsi di avere paura.
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