Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Dopo lo sfacelo del precedente “Il nemico invisibile”, un Paul Schrader in cerca di riscatto ci regala un altro film poco riuscito con un Nicolas Cage ormai inguardabile, qualche interessante spunto autoriale, ma anche tanto inutile 'tarantinismo'.
Paul Schrader è uno che non ha bisogno di presentazioni. Sceneggiatore di opere maestre quali “Toro scatenato”, “Taxi Driver” o “Mosquito Coast”, anche come regista è stato in passato autore di film di indiscutibile qualità quali ad esempio “American Gigolò” o “Affliction”. Sfortunatamente anche i grandi prendono granchi e nel caso di Schrader tal granchio s'intitola “Il nemico invisibile”, thriller ambientato nel mondo dello spionaggio uscito un paio d'anni fa e completamente massacrato da pubblico e critica. Il suo lavoro seguente, questo “Dog Eat Dog”, avrebbe in un certo senso dovuto permettere al suo settantenne autore di riscattarsi ma finisce invece per sancire un periodo di scarsissima ispirazione. Siamo di fronte a un film d'azione 'abbellito' da tocchi d'autore (alcuni dei quali validissimi, vedasi la scena iniziale con Defoe davanti alla TV nell'assurdo appartamento rosa) ma anche inutilmente zavorrato dalla presenza del tanto omnipresente quanto impresentabile Nicolas Cage e soprattutto da griffate pulp alla Quentin Tarantino che davvero poco aggiungono a un film già di suo poco originale quanto a trama. Certo sotto il profilo strettamente tecnico il lavoro non si discute, ma da qui a parlare di un film riuscito, di un prodotto insomma di qualità pari a quella del grosso della produzione di Schrader, ci passa un oceano. Né basta d'altronde l'avervi inserito il tema della redenzione, cosa ricorrente nei suoi lavori, per concedergli il marchio DOC.
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